Uno scritto e una canzone del 1991

Uno scritto e una canzone del 1991

 

In questa nostra società c’è ancora una certa riluttanza nei confronti del bambino e dell’infanzia in generale.

Non so ancora catalogare o semplicemente analizzare questo fenomeno. Sembra che il mondo dei più piccoli non ci possa insegnare nulla. E invece il bambino vive, “intelligentemente”,  al di sopra delle parti: non ha nemici, non ha problemi di razzismo. Vive il suo mondo e si riflette in noi, freddi calcolatori, che – giorno dopo giorno – influenziamo il suo avvenire con il nostro egocentrismo, con la nostra innata voglia di apparire piu’ su degli altri; con una serie di sbagliati accorgimenti che lasciano l’l’amaro in bocca.

Non ci fermiamo a rivitalizzare il rapporto con questo mondo che trema e che brilla nel nostro circoscritto spazio di amore. Scegliamo il meglio per l’avvenire e alla fine ci ritroviamo senza un profilo,  senza una identità che faccia trasparire  un futuro migliore per questi bimbi, a volte super protetti e altre volte segregati in situazioni raccapriccianti che portano al declino il pianeta umano.

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Scendiamo questi gradini. Inginocchianoci presso questi piccoli e facciamo nostri i loro giochi.Non è immaturita’! Rappresentano l’l’immagine che deve essere sempre in noi, nel nostro animo, a ricordarci la bellezza della vita che corre e si allontana.
Dagli occhi sereni e felici di un bambino riconosciamo i nostri pregi.Dai sorrisi che si incrociano,, dalle risate incontenibili scopriamo  un universo leggero che ci ricorda di amore; il bambino vive in noi e con noi cammina. Non lasciamolo in disparte; non suddividiamo i programmi della televisione in parti riservate ai grandi e in parti solo per i piccoli.  Guardiamo anche i loro programmi. Scegliamo i piu’ sinceri e commentiamoli insieme. Il mondo, di sicuro, migliorerà.
Una sera un papà mi disse – Ho trascorso tre pomeriggi davanti al televisore con il mio bambino di sette anni. Non mi era mai successo prima. Sapesse come mi sono divertito e commosso! Ho guardato l’l’ultima edizione dello  “Zecchino d’Oro” e mi sono sentito partecipe, quasi bambino. Ero contento. Con me stesso, con la vita, con tutto quello che mi circondava…-

Caro papà,  non hai scoperto nulla di nuovo: hai soltanto rispolverato il sapore antico  che ti si addormentava dentro. Hai ricongiunto il tuo passato bambino con il presente regalando a tuo figlio figli, e a te  stesso,  l’l’immagine sacra del tempo trascorso,  del mondo mondo scomparso che vive tuttora nei nostri cuori.

Vorrei anche sottolineare l’importanza vitale della canzone per bambini,  elemento sostanziale per un perfetto equilibrio e per una crescita lineare  e corretta del cosmo dell’infanzia.

Ma non pensiamo che le canzoni dello  “Zecchino D’oro” siano limitate ai piccoli soltanto; analizziamole e scopriremo significativi insegnamenti che contribuiscono al dissolvimento degli odii che compongono questa società e a dare una maggiore razionalità alla vita della gente.

Il testo di una canzone dell’ultima edizione dello Zecchino diceva: ” Sono nata oggi e quello che c’era ieri io non lo so … non so ancora se sarò una stella gigante o un puntino nel cielo.  Ma so che di sicuro senza amore  non vivrò.”

Queste semplici parole valgono un tesoro.

Pierluigi Bau’ – Voce dei Berici, Dicembre 1991.

 

 

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