di Danilo Masotti abbastanza scrittore (quello degli umarells)
BAM
Il coro dello Zecchino D’Oro, un percorso militare che inizia dalla prima infanzia e che non abbandona più nessuno, più che un coro, una religione, più che una religione, una ferita che mai e poi mai si rimarginerà.
Vi ricordate quando eravate dei cinni passivi che guardavate gli altri cinni in tivu cantare e magari ne conoscevate pure uno e quando andavate al bar dei piccoli ve la tiravate come solo se la sanno tirare i bolognesi quando dicono “Io quello lì lo conosco”?
Vi ricordate le testine inclinate da un lato e quelle smorfie di bel canto coordinate dalla bravissima Mariele Ventre e le interviste del Mago Zurlì Cino Tortorella al quale poi si ispirò Red Ronnie? Immagino vi sarete anche chiesti “Ma a parte Cristina d’Avena, che fine hanno fatto tutti gli altri cinni?”. Sono domande che tutti dovrebbero porsi e alle quali tutti dovrebbero cercare di darsi una risposta. Come? Basta andare su Google e cercare “Ma a parte Cristina d’Avena, che fine hanno fatto tutti gli altri cinni?”
Scoprirete così che nel 1989 è nato il coro de “Le Verdi Note dell’Antoniano”, un coro che ha dato l’opportunità ai bimbi del Piccolo Coro diventati “troppo grandi” di poter continuare a stare insieme, uniti nella passione del canto e della musica.
Un coro composto da più di 30 ragazzi dai 14 anni in su e si esibiscono in tutta Italia con iniziative spesso finalizzate a beneficenza e solidarietà.”, un coro che favorisce il ricambio generazionale grazie a una regola ferrea senza se e senza ma: chi fa figli deve assolutamente lasciare il coro delle Verdi Note.
Una cosa fantastica.
Poi accendo la tivu e su Rai Uno in prima serata vedo dei cinni che cantano canzoni di Luigi Tenco, Gino Paoli, Lucio Battisti, Mia Martini.
I più moderni si lanciano su brani di Michael Jackson, Jovanotti del 90 e Edoardo Bennato. “Lui è il gatto ed io la volpe, siamo in società…”.
Entusiasmo tra la folla composta in gran parte da bambini, genitori e nonni con aspettative spropositate.
Sotto al palco cinni di 8-9 anni ballano indiavolati.
Ma cosa sta succedendo?
Cosa significa per un novenne interpretare (anche bene) una canzone di Albano ed essere felice di duettare insieme a lui per poi essere giudicato da Pupo?
In una società il cui potere viene tenuto ben stretto tra le mani dei vecchi e dove gli adultolescenti si rifiutano di crescere, sulla tivu nazionale il processo di vecchizzazione dei bambini viene mostrato in tutta la sua evidenza catodica.
E’ una cosa gravissima.
Vedere un clone di Bennato di dieci anni cantare canzoni di più di trent’anni fa è un colpo al cuore, ma per fortuna che c’è ancora lo Zecchino d’Oro dove i bambini continuano a fare il loro mestiere (i bambini), dove i bambini cantano canzoni per bambini scritte apposta per i bambini senza nessuno che “buchi i palloni” imponendo i propri adulti gusti musicali nostalgici. A meno che non siano altre canzoni dello Zecchino d’Oro. E allora lì il discorso cambia. O no?
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