“I bambini dell’Antoniano vanno sempre a destra e sinistra con la testa sorridendo, perché ogni volta gli danno mille lire”.

“I bambini dell’Antoniano vanno sempre a destra e sinistra con la testa sorridendo, perché ogni volta gli danno mille lire”.

Quando ero piccola amavo cantare, soprattutto le vecchie canzoni che mi insegnava mio padre: cose vecchie o dialettali, di cui capivo appena le parole ma percepivo la forza. Devo aver pensato anche alla cantante, tra i mille mestieri che mi sono venuti in mente.
Tuttavia non guardavo lo Zecchino d’Oro e non ho mai pensato di far parte del Piccolo coro dell’Antoniano. Naturalmente in questo contavano anche i miei genitori, che guardavano pochissimo la televisione e non hanno mai incoraggiato la competizione infantile; e anche il fatto che ero spontaneamente e orgogliosamente selvatica. Non ho messo la gonna fino ai 15 anni e appena mia madre spariva dalla vista ripiegavo in dentro quei colletti larghi e pieni di pizzi che andavano tanto per le bambine. Figurarsi se potevo pensare alla disciplina di un coro così prestigioso! Era tutto un po’ troppo luccicante, per me. Ma non solo per me: un bambino, mio vicino di casa (potevamo avere 7/8 anni), una volta mi disse: “i bambini dell’Antoniano vanno sempre a destra e sinistra con la testa sorridendo, perché ogni volta gli danno mille lire”. Mi fa ancora ridere, se ci penso.
Sono passati trent’anni e ora faccio l’attrice: in effetti mi pagano (anche) per sorridere… Come cambia la vita. Non avevo più pensato a queste cose fino a quando, un anno fa, mi è capitato di leggere al Premio Pieve il diario di Francesca, che parlava proprio dell’esperienza nel Piccolo Coro dell’Antoniano: una testimonianza vivace e toccante, che mi ha dato un’idea diversa di quell’esperienza, rimettendo al centro la musica, il piacere di stare insieme, il senso di sfida. E poi il suo entusiasmo, la sua voglia di trasmettere ad altri… Raccontarsi reciprocamente è l’unico modo di guardare mondi diversi, oppure cose che crediamo di conoscere con occhi diversi – almeno per un attimo. Lo sanno bene all’Archivio dei Diari, un luogo del cuore che è anche politico nel senso più nobile della parola”.

Donatella Allegro

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