Uno scopo di vita per Giampaolo Bisanti alias “Riccardo cuor di leopardo”

Uno scopo di vita per Giampaolo Bisanti alias “Riccardo cuor di leopardo”

Avevo 4 anni, eravamo a Bologna e molti ricordi di quelle giornate sono ancora scolpiti ed indelebili nella mia memoria.
Sono il primo di 11 figli e a quel tempo avevo “solo” 2 fratelli!
Mio padre aveva una passione smisurata per l’opera lirica ed anche una bellissima voce da tenore nonostante, dopo gli studi classici e di medicina ed il trasferimento dalla Puglia, non avesse mai potuto realmente fare della sua passione una professione.
Ha però trasmesso l’amore per l’arte e per la musica ai figli, facendo enormi sacrifici e lavorando giorno e notte tutta la vita per dare loro un’impostazione di vita vera, sana, propensa ai veri valori dell’essere umano e della famiglia.
Questo ha fatto sì che 4 di noi intraprendessero gli studi e la carriera musicale.
Era molto difficile essere ammessi allo Zecchino d’Oro ma lui ce la fece, e questo piccolo bambino si è trovato di punto in bianco al cospetto di Cino Tortorella e della meravigliosa Mariele Ventre ad imparare con il Coro dell’Antoniano quella bella canzone che molti tuttora ricordano come una delle più tenere e particolari della storia dello Zecchino.
Cado rovinosamente in camera d’albergo su una cassapanca posta davanti all’ingresso, il mento batte e io vengo portato in ospedale. 3 punti e tutta una circostanza curiosa e divertente che cerco, con i miei mezzi di raccontare a Mago Zurlì.

Il resto risiede nei ricordi di un tempo lontano che però racchiude la genesi di una passione trasmessa da padre a figlio che nel tempo è cresciuta divenendo uno scopo di vita, una carriera fatta di positive ambizioni e di ricerca del bello, quale la musica.

Giampaolo Bisanti

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