Ricordo che il sabato pomeriggio e la domenica mattina facevo di tutto per non perdere la puntata della Banda dello Zecchino, poi quando si avvicinava il mese di novembre iniziavo il conto alla rovescia per guardare lo Zecchino d’Oro dalla piccola tv della mia cucina al caldo del camino. Lo Zecchino che mi è rimasto più a cuore è il 36°. Ricordo la bellissima scenografia: un castello, davanti al quale cantava il Coro, e dietro ai solisti una giostra con delle tazze colorate. Mi sembrava come una grande festa, tutti sorridenti. Ricordo Mariele, vestita di rosso, sempre di spalle o al massimo di profilo, che energicamente dirigeva i bambini che la seguivano cantando e muovendosi al ritmo delle sue braccia (per me questa cosa era un pò magica: come faceva a tenerli sempre attenti e buoni per tutto quel tempo?!?). Quell’anno vinse “Il coccodrillo come fa?”, canzone che piaceva a tutti, ma proprio a tutti… non a me, però! (anche se con gli anni ho imparato ad apprezzarla). Le mie preferite di quello Zecchino erano “Il pesciolino rosso” e “La barchetta di carta”. Quell’anno frequentavo la terza elementare e, come compito prima delle vacanze natalizie, dovevamo scrivere una lettera a Babbo Natale. Come è ovvio bisognava chiedere un regalo, ma io non ero abituata a chiedere, così scrissi che non avevo bisogno di nulla. La maestra si arrabbiò, pensando che la mia fosse una protesta per non fare i compiti e addirittura mandò a chiamare la mia mamma. In realtà, io avevo ben in mente quello che avrei voluto ricevere, ma sapevo che dalle mie parti non si trovava facilmente e non volevo che i miei genitori si preoccupassero. Sotto lo sguardo ancora deluso di mia madre riscrissi la lettera e a Natale ricevetti il mio regalo: la musicassetta del 36° Zecchino d’Oro, con tutti i testi delle canzoni e, sul retro, una piccolissima foto del Piccolo Coro dell’Antoniano con Mariele… foto che per me valeva quanto un poster gigante!