La storia di Marco Bertoni

La storia di Marco Bertoni

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ciao a tutti
ho lavorato per l’Antoniano circa 10 anni, chiamato ad arrangiare e produrre canzoni per lo Zecchino d’Oro e anche per “rinfrescare” i suoni e gli arrangiamenti di vecchie canzoni da utilizzare per le serie dei cartoni dello Zecchino.
E’ stata una esperienza molto bella, sia umanamente che professionalmente.
E’ stato interessante ed arricchente.
In così’ tanti anni di rapporto professionale potrei raccontare varie cose che sono successe, ma vorrei scrivere di un aspetto in particolare: di come, in questo folle mondo televisivo dove prevalgono tutte le scelte possibili ed immaginabili pur di attirare attenzione e dove non ci sono più limiti e freni a mostrare cose intime per catturare audience, l’atteggiamento dei frati e di tutto lo staff dello Zecchino mi abbia colpito sin dal primissimo momento per come affronta l’aspetto più delicato: fare spettacolo (televisivo) con i bambini.
La loro grande e semplice ricetta è fare ancora una cosa per i bambini e non con i bambini.
Quindi in ogni momento di preparazione e di studio saper affrontare in modo autorevole tutti gli aspetti formativi, e in un modo tale da formare un gruppo dove tutti si possono sentire partecipi.

Sono rimasto colpito dalla severità giusta e intelligente adottata alle prove e anche nelle fasi di lavorazione delle registrazioni.
I bambini anche piccolini sono veramente al giorno d’oggi dei frullini che vanno governati con abilità e decisione.
Immaginate venti trenta cinni con cuffie e microfoni dentro uno studio, dove anche un colpo di tosse o un battito di piede rovina una registrazione.
Ricordo questi piccoli cantanti che mi dicevano in studio di registrazione : “Perché fa ricantare anche il secondo ritornello? Abbiamo già cantato il primo che è uguale. Perché non fa copia e incolla?”.
Allora: una volta tra le mie canzoni ve n’era una portata in gara da una bambina non vedente.
In qualsiasi altra trasmissione e televisione questa cosa sarebbe stata come minimo un argomento e materiale utilissimo agli autori per costruire un bel siparietto dove usare e condividere la condizione della bambina per fare scendere qualche lacrima e strappare qualche applauso in più.
Con grande gioia e ammirazione da parte mia, invece durante la diretta televisiva la bambina è stata molto discretamente accompagnata davanti al microfono , ha cantato, ha sorriso, si è divertita, ha partecipato alla gara e nessuno, mai, ha rivelato la sua condizione, né prima né dopo.
Infatti nello Zecchino d’oro la sua condizione era esattamente come quella di tutti gli altri: bambina, cantante, sorridente.
Un applauso forte a chi ancora riesce a gestire le cose di comunicazione e spettacolo con tale tatto e intelligenza e rispetto.
Grazie a tutti.
Marco Bertoni

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