La storia di Luca Tozzi

La storia di Luca Tozzi

 

Non avrei mai pensato di scrivere canzoni per bambini, né tanto meno per lo Zecchino d’oro, prima di due anni fa.
Il mio lavoro è quello di comporre colonne sonore e in generale musiche per immagini, ma solitamente lo faccio per produzioni destinate ai più grandi: film, documentari, serie per il web, pubblicità etc.
Ad avvicinarmi alle canzoni per bambini è stata mia figlia Anna che oggi ha più o meno due anni emmezzo. Quando aveva pochi mesi, tra una notte in bianco e un pannolino da cambiare, cominciai a fischiettarle delle melodie improvvisate per intrattenerla e farla addormentare. Ogni tanto i motivetti non erano male e così cominciai a registrarli e ad appuntare tutte queste idee. Poi pensai che sarebbe stato carino abbinare a queste idee melodiche delle parole, e così nacquero le mie prime canzoni per bimbi.
Per i testi andai ad attingere ai mondi che affascinavano me quand’ero bambino: mostri, robot, animali buffi etc…un giorno, in cui cercavo un tema da accompagnare a una melodia che mi frullava in testa da un po’ di giorni, ripensi al mio giocattolo preferito di quand’ero bambino: un dinosauro di plastica, il classico giocattolo che negli anni ’80 si poteva reperire nelle bancarelle delle sagre di paese. Diedi un’anima e una personalità a quel T-Rex e così nacque “Il dinosauro di plastica” che, a tutti gli effetti, considero un pezzo autobiografico, proprio perché descrive un oggetto che accompagnò la mia infanzia.
Preparai il provino senza troppa convinzione, pensando: “Vuoi proprio che scelgano una mia canzone?”
E invece di lì a qualche settimana mi arrivo una di quelle telefonate che ricorderò per sempre: “Luca Tozzi? Abbiamo scelto il suo dinosauro di plastica per il 59esimo Zecchino d’oro!”
Fu l’inizio dell’espressione di una nuova parte di me.
Da allora la scrittura per bambini è diventata parte integrante della mia attività. Sono nate tante altre canzoni, filastrocche e racconti, per non parlare degli innumerevoli progetti che anche attualmente stanno affollando la mia testa.
Quest’anno partecipo alla sessantesima edizione con “La ballata dei calzini spaiati” un brano molto divertente che parla di un problema che affligge tante famiglie: la puntuale perdita di uno o più calzini alla fine di ogni lavaggio, con conseguente “spaiamento” dei calzini superstiti. Anche in questo caso mi sono ispirato alla mia esperienza personale 😉

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