La storia di Laura Chicca

La storia di Laura Chicca

 

“Come Mariele”

Piccolo Coro De Amicis

Tradurre in parole la mia esperienza con lo Zecchino D’Oro è un’impresa lunga e difficile: si tratta di fare una fotocopia di una parte di me che mi ha accompagnato in tutte le fasi della vita. Dall’infanzia ad oggi, dai 45 giri alle basi musicali che riempiono di anno in anno il mio pc, in un lungo viaggio, dai vinili agli mp3. Andiamo per ordine:

– Vinili: Uno dei tanti vantaggi che si hanno quando si nasce dopo tanti fratelli è che, oltra a vestiti e giochi, si ereditavano i loro 45/33 giri di canzoni che si consumavano nel giradischi dopo averli ascoltati tante volte. Poco importava se le copertine dei 33 giri avessero i bambini del 10° Zecchino con gli occhialini disegnati a penna o “tinta e ghiri” saltasse sempre nello stesso punto. E il vantaggio poi di avere una gemella era che già in due formavano un coro e la sorella grande ci insegnava “San Francisco” o “Terra mia” anche nella lingua originale. Ogni anno si andava nel negozio di dischi a comprare un 45 giri a testa, scegliendo una canzone e di conseguenza anche il suo retro: fu così’ che fui costretta a imparare anche “sono una talpa e vivo in un buco” o una orrenda canzone su una mosca (non ditelo all’Antoniano!) ma canzoni come “Terra mia”, “Cip ciu ci” e “Ma che cosa ci posso fare” rimarranno sempre nella mia memoria e nel borsone dei vinili. Alle festicciole dei cugini invece si cantava facendo il corretto, complice un lungo gradino sul quale salviamo in schieramento e con le mani dietro e a turno imitavamo Mariele nella direzione del coro. Con mia sorella abbiamo riempito fogli e blocchi con disegni sul coro dell’Antoniano: divise, codette, stemmi e scenografie per il coro erano dettagli ogni volta differenti e colorati, e purtroppo solo un esemplare è rimasto nascosto in un cassetto, utilizzato dalla “befana” per indicarci il nascondiglio dei regali un lontano 6 Gennaio di molti anni fa. Mia sorella dice che è suo, ma neppure Sgarbi potrebbe cogliere la differenza tra i nostri disegni.

disegno

– Musicassette: grazie al primo registratore e in seguito al “radione” iniziai a registrare alcune canzoni durante lo Zecchino (ma che ne sanno i bambini di oggi del tempo passato davanti alla radio o tv con il tasto rec/stop pronto a scattare dopo gli applausi!) ma, essendo più grandicella, l’interesse pian piano si diresse verso Sanremo e il Festivalbar. Ma chissà perché, forse avevo 15 o 20 anni, registrai le canzoni dello Zecchino e le ascoltai in cuffia per imparare le seconde voci. Se dei bambini erano così bravi, potevo imparare a cantare anch’io!

Quando lasciai la Sardegna per studiare, feci diverse esperienze in parrocchia, finchè, in una settimana di preparazione per una festa mariana, fui “costretta” a inventarmi degli incontri di formazione/gioco con nove bimbe di un paesino toscano. Memore di tante “Festa della mamma” in tv, trovai le note di “Ho fatto un mazzolino” e ci esibimmo davanti alle mamme della parrocchia con grande successo. Da li iniziai a cercare basi musicali, scoprendo che l’Antoniano vendeva quelle dello Zecchino, e diventai un vero “pirata” di ricerca di basi musicali sul web, data la scarsità di soldi (non ditelo però all’Antoniano!). Credo di avere ancora le prime musicassette con la base de “Il coro del Creato”, canzone non proprio adatta a tirare su un piccolo coretto: fu quella canzone infatti che, una volta trasferita in provincia di Napoli, mi dette la spinta per coinvolgere un gruppetto di bambini nella mia passione. Ogni incontro aveva una tematica diversa, e per ciascuna trovai una canzone dello Zecchino adatta. La scelta ricadeva su una canzone di cui avevo la base (grazie anche all’aiuto di qualche papà musicista) e avevo trovato anche delle sgargiantissime e pesantissime camicie colorate come divisa con le quali presentavamo in pubblico il frutto del nostro impegno della giornata. Una domenica eseguimmo “Bambinissimi papà” rubando dagli appendi abiti le giacche dei padri che durante l’esecuzione ridevano e si commuovevano battendo le mani.

– Dischetti pc e cd: quando tornai in Sardegna, con le mie basi ormai caricate nei dischetti del pc, le canzoni dello Zecchino mi aiutarono molto nel mio lavoro di animazione nelle colonie estive, ma molto di più quando iniziai le supplenze come insegnante di Religione alle elementari (allora si chiamavano così): le due ore di supplenza per ogni classe erano strutturate in: ascolto del brano, lettura e comprensione, eventuale discussione guidata, apprendimento del brano ed esecuzione, disegno sul testo della canzone. Lo stupore di vedere un insegnante che guidava e dirigeva la classe in quel modo, “come Mariele”, faceva si che i bambini rimanessero coinvolti nell’ora di lezione e, nonostante fossi solo una supplente, al momento dei saluti la classe mi chiedeva quando sarei tornata per insegnare un altro canto (eppure dovevo aver distrutto le loro ugole, visto che spesso alternavo “Il pianeta Grabov” con “Noi Noi Noi”!). Quando iniziai le supplenze più lunghe, anche durante tutto l’anno, le lezioni avevano la costante del brano da ascoltare e imparare (questa volta con più calma e in modo più dettagliato) fino a far parte di un progetto in una scuola di Sinnai. Arrivai a progetto già avviato dalle maestre, e dovetti insegnare “Una festa al Polo Nord” e “La zanzara”, canzoni scelte dalle altre insegnanti su un solo CD sugli animali (se potessi fare un corso di formazione agli insegnanti sulla scelta delle canzoni dello Zecchino da proporre lo farei anche gratis!), ma l’anno successivo le canzoni le scelsi io!

Durante quel progetto mi “inventai” giochi e attività da far fare ai bambini per “riempire” le ore a disposizione, perché ne avevo più di sessanta e non me la sentivo di affrontarli tutti insieme, per quanto poi per il saggio affrontai la paura di un grande coro.

 

DVD: La vera svolta, come insegnante e “come Mariele” fu il trasferimento in una scuola di Cagliari, la De Amicis che, come scrivo nella pagina del coro nel sito dell’Antoniano (www.antoniano.it/611-piccolo_coro_de_amicis.html) mi permise di prendere coraggio e creare un coro stabile della scuola, i cui fondatori sono gli alunni stessi che nei corridoi e al mio ingresso nella loro classe mi chiedevano “oggi cantiamo?”. In sei anni avevamo già eseguito 40 canzoni durante i saggi di Natale e di fine anno scolastico, rafforzando in me la consapevolezza che attraverso il coro e le canzoni dell’Antoniano si trasmettono valori rari “come un diamante” e si stabilisce con ciascun bambino un legame che, attraverso la bocca e gli occhi, arriva fino al cuore. Quando ho davanti quel “coretto” di circa cento bambini, li vedo ciascuno nel proprio banco, con i successi o insuccessi scolastici, con i genitori e la loro vita fatta di sport e impegni vari, con dolori a volte troppo forti per la loro età (non è un caso che nel coro non si imparino mai canzoni sulla mamma…) o le piccole esperienze di inimicizia tra compagni (frasi come “sei un bullo come il carciofo” hanno sciolto in lacrime un cuore duro e chiuso in se stesso). Devo dire che (e qui ditelo all’Antoniano!) i video animati dello Zecchino sono il veicolo per trasmettere la voglia di imparare le canzoni: quando infilo nel pc il DVD gli occhi e le orecchie di 20/25 bambini si fermano e neppure si rendono conto che è suonata la ricreazione! Per anni le uniche esibizioni erano a Natale e a Giugno e la divisa era il grembiule blu o una maglietta con fiocchi o stemmi improbabili. Un Natale chiedemmo dei fiocchi rossi, e ciò che venne appuntato sulle maglie andava dai fiocchi dell’albero di Natale di raso a quelli di plastica, da pezzi di cordoncino a nastri per pacchi regalo!

coro

Grazie all’incontro con il Piccolo Coro Non Siamo Angeli di Selargius ho preso il coraggio di chiedere l’ammissione del coro nella Galassia dei Cori dell’Antoniano di Bologna. La prima mail non ebbe risposta: credetti che non c’era posto per un coro scolastico così poco professionale (anche se ormai con il suo stemma con il fiocco rosso!) senza alcuna foto sul web e video su Youtube. Luca Arras, il Direttore, mi invitò a rispedire la mail e la risposta arrivò in pochissimi giorni: un postino speciale recapitò la mail durante il saggio, bagnata dalle mie lacrime e accolta con gli applausi dei genitori e dei bambini.

Avendo più scuole ho portato il progetto di canto corale anche in un’altra scuola, con lo stesso coinvolgimento ed entusiasmo, e ora il desiderio di fare un unico coro con i bambini delle due scuole e di tanti altri che da anni mi chiedono di poter cantare con noi è diventato troppo grande da lasciarlo dentro ad un cassetto. Per quanto ci pensi, non posso che non scegliere come simbolo del nuovo coro il fiocco rosso, come quello di plastica che un bambino mi ha regalato prima di un saggio perché “anche tu devi avere un fiocco rosso come il coro”. Ascoltare i bambini viene prima di farli cantare. Credo sia questo essere “come Mariele”.

Novembre 2015: in diretta su Rai Tre
RAI

 

Progetto con il coro scolastico della Direzione Didattica Statale “G. Lilliu” di Cagliari: come far memorizzare un testo… chissà quale canzone sarà…!

memo

Bologna Gennaio 2017 Corso di auto-formazione dei direttori dei cori della Galassia dell’Antoniano: mi sono fatta coraggio e ho raccontato una mia piccola esperienza con il coro. Forse ho iniziato troppo tardi a studiare per essere “come Mariele”, ma far parte di questa grande famiglia mi aiuta e mi stimola a continuare affinché le canzoni che i bambini hanno imparato negli anni di scuola/coro rimangano nella loro memoria e soprattutto nel loro cuore.

Antoniano

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