La storia di Claudia Graziani

La storia di Claudia Graziani

La mia avventura con lo Zecchino è iniziata l’anno prima che vi partecipassi. Infatti, nella 15a edizione, mia sorella fu scelta per far parte di quello che allora veniva chiamato “Coretto delle Regioni”. Quando hai tre anni, tutto ciò che fa la sorella maggiore è giusto, è bello e prima o poi toccherà anche a te. Quando mi portarono all’Antoniano per le selezioni, sapevo già che mi sarebbe toccato lo Zecchino, ma non perché avessi la presunzione di essere brava o perché mi fosse stato in qualche modo promesso. Ero convinta che, siccome ci era stata mia sorella, fosse qualcosa che tocca a tutti i bambini, come la scuola materna, come il pediatra. Fui scelta per cantare La Cometa ha perso la Coda e non capii come mai familiari e parenti mi facessero i complimenti.
16°Per tutta la durata dello Zecchino continuai a non rendermi conto di cosa stessi vivendo. Anzi, devo dire che sul momento avvertivo più che altro stanchezza (ero molto piccola) e timidezza di fronte ai numerosi bambini più grandi di me che amavano schiamazzare in hotel tutte le sere. Mariele inoltre era un’insegnante esigente e severa: la chiamavano “la fatina dello Zecchino”, ma a me sembrava che somigliasse di più al soldatino di stagno!
Eppure quest’esperienza – me ne sono resa conto con il tempo – mi ha lasciato un seme prezioso che ha messo in me  radici profonde e ha condizionato tutta la mia vita successiva. Non mi sono persa un’edizione da allora al 50° Zecchino d’Oro, ho comprato tutti i dischi, imparato tutte le canzoni, memorizzato senza accorgermene volti e nomi. Ho passato la mia adolescenza a “vivisezionare” tutte le esecuzioni del Piccolo Coro, per carpire i segreti di ogni effetto sonoro, chiudendomi a volte in bagno per studiare allo specchio i gesti da direttore e sperimentando effetti vocali. Non lo raccontavo per pudore. Non sapevo che stavo imparando un mestiere da autodidatta. Poi la vita mi portò nella scuola primaria e iniziai a fare l’insegnante. Fu lì che mi accorsi che far cantare i bambini mi veniva naturale, con un metodo che prevedeva divertimento ed entusiasmo, ma anche disciplina, lavoro e precisione. Un sistema che ho sempre applicato a tutte le materie che insegnavo e che, in venticinque e passa anni di carriera, è andato assai maturando. Nel frattempo ho avuto varie esperienze di direzione di coro, tutte bellissime.

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Sono diverse le persone che, incrociando il mio cammino, mi hanno dato un ottimo esempio, ma devo dire che Mariele è stata fondamentale, tanto che ,quando finalmente le raccontai di come lavoravo coi bambini, ne fu felicissima e non mi fece mancare consigli, incoraggiamenti e materiale.
Quando Mariele se ne andò, provai molto dolore, tanto che, alla nascita di mia figlia, volli renderle omaggio e la battezzai col nome di Michela Maria Rachele. Ricordo ancora con gioia il giorno in cui la signora Maria Antonietta Ventre volle incontrare la piccola e padre Berardo le fece dono del suo cordone, che conservo ancora gelosamente.

 

Concludo che per me lo Zecchino è stato solo un’esperienza formativa, educativa e affettiva; la tv avrebbe tranquillamente potuto non esserci, non sarebbe cambiato niente. Mi ritengo molto fortunata ad averne fatto parte.

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