La storia di Carmine Spera

La storia di Carmine Spera

 

Mi piace tantissimo scrivere ma la cosa che mi risulta più difficile è scrivere di me.

Ci provo e inizio dicendo che la mia prima canzone l’ho composta a 8 anni e a distanza di

quarant’anni non riesco ancora  spiegarmi  il perché non abbia riscosso il successo che gli spetta.

In effetti è composta da 4 frasi che penso siano quelle che mancano alla musica italiana

e recitano così: Dai vieni anche tu/accendiamo la Tv/ se vediamo Re Artù/ ci piacerà di più!

Le note non le ricordo. Ricordo però che un amico musicista mi spiegò che non esiste un giro armonico

che contempla quelle note. E chi le suona o è un genio oppure è totalmente ignorante delle regole più elementari

della musica. E da quel giorno mi sono dovuto convincere di essere un genio.  Nonostante questa consapevolezza

capivo che bisognava leggere e confrontarsi con altri artisti per cui leggevo molte filastrocche e poesie.

In particolare di Gianni Rodari che pure se la cavava a trovare rime.

Diventato adolescente notavo sempre che le mie canzoncine nascevano già musicate.

E inoltre constatavo che molto spesso chi ascoltava le mie opere rideva. Anche se parlavano d’amore o

di un fatto di cronaca terribile…ridevano. Allora pensai di far necessità virtù iniziando a scrivere per alcuni cabarettisti locali.

Non stipulavo con loro un vero e proprio contratto ma in cambio si impegnavano a portarmi  ai vari matrimoni o battesimi

dove si esibivamo con le mie canzoni e io pranzavo o cenavo.

All’età di trent’anni ( e quasi 90 chili) mi sposai e non essendo più conciliabile quella vita lavorativa con quella familiare dovetti interrompere

la mia attività…Ma per poco, poco più di un anno, cioè fino a quando venne alla luce mio figlio Giovanni. Guardando quel pargolo

mi venne un lampo di genio ( in pratica il lampo di un collega): Perché non mettere a disposizione questa mia rara e nobile arte per far divertire i bambini?

Nella mia mente passarono i ricordi di quando da piccolo guardavo Lo zecchino d’oro a casa di mia nonna. Era da parecchio che non lo seguivo più

e iniziai ad interessarmene. Mi colpivano molte le canzoni di un certo Fasano, di un certo Gardini , di un certo Grottolievaschetti

(anni dopo capii che si tratta di due persone diverse ) e di un certo Iardella. Erano innovativi.

Le loro canzoni erano diverse da quelle che avevo ascoltato da piccolo. E capiìì che anche io genio avevo dei limiti. Avevo tanto da imparare.

Però non mi diedi per vinto. Ascoltavo cercando il segreto che avevano quei brani. Il linguaggio che veniva usato.

Mi informai e oltre lo Zecchino d’oro che era inarrivabile esistevano dei concorsi minori. Iniziai a partecipare. Più partecipavo e più mi rendevo

conto che avevo da imparare. Più imparavo e più partecipavo. Venne il momento che pensai che qualche mia canzone potesse partecipare

allo Zecchino d’oro. Iniziai ad inviarle.

A sorpresa, a volte, ricevevo qualche lettera dall’ Antoniano che mi informava che la mia canzone si era classificata tra le  prime 15 o 20 ed erano

dispiaciuti che non fosse entrata tra le prime 12.

Anche a me dispiaceva che si dispiacevano. Mi sentivo in colpa e decisi di impegnarmi un po’ di più per non farli dispiacere più.

Qualche collega dei festival minori mi sconsigliava di continuare a inviare canzoni poiché lì avrebbero

preso sempre gli stessi autori. Ma io che ero stato genio non potevo arrendermi facilmente e inviavo lo stesso.

Poi arrivò un periodo particolarmente drammatico per me. E improvvisamente la vita mi sembro tutta diversa. Non davo importanza più alle canzoni e

non avevo voglia di partecipare più a nessun festival.

Mia moglie non era d’accordo con me e mi chiese solo di firmare la documentazione da inviare all’Antoniano. Scelse lei la canzone: 7.

Ed un pomeriggio di primavera del 2010 mi squillò il telefonino.   C’era il prefisso 051! Oddio pensai!  Si tratta dell’Antoniano oppure del telefono Azzurro?

Era l’Antoniano. Erano finalmente contenti! Avevano scelto la mia canzone.

Arrivò novembre e il 53° Zecchino d’oro. “7”  fu cantata dalla piccolissima Alice Bonfant di Capoterra e ancora più sorprendente per me

fu che la canzone si classificò seconda (a pari merito con Bravissimissima). Ormai ero un autore dello Zecchino e iniziai subito a scrivere canzoni

fortissime per l’edizione successiva. E ne scrissi alcune davvero belle, tanto belle. Ma non furono prese.

Nel  2012, interruppi momentaneamente la composizione di una canzone per andare al supermercato a comprare i pannolini

per la mia secondogenita Antonella. E lì conobbi un musicista di nome Giuseppe De Rosa che stava acquistando una bottiglia di shampoo

( non ho mai avuto il coraggio di chiedergli  a cosa gli servisse) e iniziammo a scrivere delle canzoni insieme.

Per la 55° Edizione la sorpresa fu ancora più grande. Addirittura scelsero due canzoni firmate da me. Una, “La Banda Sbanda” composta appunto

con Giuseppe e un’ altra “Lupo Teodoro” scritta con l’aiuto dell’autrice Ilenia Navarra.  La prima fu cantata da uno spumeggiante Andrea Leonardi

mentre la seconda dal simpaticissimo Nik Giovanni Barelli.

Ora ero di nuovo un autore dello Zecchino. E quindi iniziai a scrivere altre belle canzoni per l’edizione successiva. Scrissi tante belle canzoni. Ma non furono scelte.

Ma ormai avevo esperienza e sapevo che l’anno dopo mi avrebbero senz’altro preso due canzoni.  Ma non ne fu scelta neppure una.

Nel 2015 però fu selezionata “Il contrabbasso” cantata dal bravissimo Pietro Landini scritta col cantautore Gerardo Attanasio e musicata da Giuseppe De Rosa.

E sempre con De Rosa per  l’anno successivo  ho composto “Per un però” che al 59° Zecchino è stata interpretata dalla simpatica e dolcissima Anna Vicciantuoni.

Il resto è storia dei giorni nostri ( si dice così no?). Aspettiamo la sessantesima edizione di cui per scaramanzia non voglio parlarne.

Questa è la mia esperienza. Mi sono divertito a raccontarvela e spero di non avervi annoiato. Non so se tutti siete arrivati a leggerla fin qui. Più che parlare di me l’ho scritta

pensando ai tanti colleghi che scrivono canzoni per bambini e sperano di partecipare allo Zecchino d’oro. Il mio consiglio è di non avere come finalità la manifestazione ma i bambini.

È per loro che si scrive.  Io sono riuscito a realizzare il mio sogno forse perché  sono bravo o forse perché ci ho creduto. Non lo so.

Se dovessi dare io la risposta direi perché a scriverle mi sono divertito come un bambino.

2 comments

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  1. Filomena

    26 Novembre 2017 at 17:24

    “L’Anisello Nunu’ ” è, a parer mio,nella sua giocosa spontaneità, la canzone di questo “Zecchino ” più adatta ai bambini e meriterebbe di vincere , se non altro, ex aequo con “Grazie “.

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