È il 1977, Sabrina Mannucci ha sei anni ed è una bambina prodigio. Di questo almeno è convinto il padre Riccardo, funzionario dell’Ufficio del Personale Rai. Per lui Sabrina è la figlia preferita, e non ne fa mistero con gli altri due: Roberto, di otto anni, e Barbara, di undici. Nel soffocante (e a tratti esilarante) ménage piccolo borghese della famiglia Mannucci, il “genio” della piccola Sabrina – vezzeggiata e viziata al punto da sviluppare silenziose convinzioni di onnipotenza – costituisce la straordinaria occasione per sognare una vita diversa, illuminata dai riflettori della televisione e dagli sguardi ammirati dei conoscenti. E quando Sabrina viene presa come interprete allo “Zecchino D’Oro”
, tutte le aspettative, le ossessioni, i desideri si concentrano su quella serata decisiva…
Trent’anni dopo. Siamo nel 2008, e la famiglia Mannucci è riunita al capezzale di Riccardo, che sta morendo di cancro. Per i tre figli, ormai adulti, è il momento dei bilanci. Sono felici? Hanno realizzato i loro progetti? Ma soprattutto: sono diventati quello che il padre si aspettava – quello a cui li eleggeva e li condannava? E Sabrina? Che ne è dell’enfant prodige, della Shirley Temple italiana? Di fronte al padre morente i figli sembrano trovare finalmente il coraggio della verità.
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