Eccomi qua! Sono Patrizia Barnaba , vivo a Taranto, ho partecipato allo Zecchino D’oro nel 1967 ed ho cantato Il Cane Capellone. Ero una bambina frizzante e molto espansiva, amavo cantare ed ero attratta da tutto ciò che era una forma d’arte, perciò ho cominciato a prendere lezioni di canto a soli 4 anni. Ogni volta che i miei genitori assistevano a spettacoli dal vivo, io sgattaiolavo e non so come, mi ritrovavano sul palcoscenico assieme agli artisti del momento. Questa mia passione è stata assecondata e coltivata tanto da partecipare a numerosi festival canori, tra i tanti ad Ariccia con Rita Pavone e Teddy Reno. Quello che però ha segnato un posto rilevante nel mio cuore è stato lo Zecchino D’oro. In quegli anni, ricordo che le selezioni erano svolte nelle diverse regioni italiane ed io, nella mia amata Puglia, risultai vincitrice e ciò mi permise di arrivare a Bologna assieme ad altri bimbi vincitori nelle loro regioni. Qui cominciò la mia bella avventura, chi mi accolse con un grande sorriso fu Mariele Ventre e padre Berardo con una dolcezza immensa. Mi sentii subito a casa e nonostante le prove di canto estenuanti in quel grande salone con un pianoforte, mentre altri bimbi richiedevano piangendo la presenza dei loro genitori, io li guardavo meravigliata e non comprendevo il perché del loro atteggiamento. Sono sempre stata autonoma e indipendente. L’incontro con i miei coetanei fu davvero fantastico e strinsi subito amicizia con la maggior parte di loro soprattutto con chi, arrivando da città lontane, soggiornava nell’hotel difronte all’Antoniano. Alcuni di loro divennero i miei amici del cuore, Luca Baldassari, Fulvio Gelato, Bruno Piro, Chicco Giuliani, Valter Brugiolo, Marco Guidarini e nei momenti di pausa , pranzo e cena, giocavamo insieme e ci sentivamo una grande famiglia perché condividevamo le stesse esperienze e le stesse emozioni.
Una figura predominante, nel ruolo di presentatore, il celeberrimo Mago Zurlì, con il suo mantello azzurro, affascinava tanto noi bambini, ma io personalmente lo ricordo non essere tanto affettuoso, anzi la sua presenza mi incuteva quasi timore ed era in netto contrasto con la dolcezza di Mariele Ventre. Lei per me è stata unica, una maestra di vita, perché riusciva ad ottenere con la dolce autorevolezza la perfezione. Era rigorosa nel pretendere che noi bambini durante l’esecuzione della canzone dovevamo avere le braccia dietro la schiena e non dovevamo accennare ad alcun movimento del corpo neanche per seguire istintivamente il ritmo della musica. Lei riteneva che questi atteggiamenti vezzosi potessero creare disparità tra le canzoni perché allo Zecchino d”oro vincono le canzoni e non gli interpreti. Oggi posso affermare sia stata una GRANDE DONNA e mamma virtuale di ogni bimbo che ha partecipato allo Zecchino D’oro. Sono tanti i ricordi che ho di questa esperienza , ci vorrebbe un libro per scrivere questa meravigliosa avventura, ma voglio concludere dicendo grazie innanzitutto ai miei genitori che purtroppo non ci sono più, che mi hanno dato la possibilità di vivere questo sogno. Oggi sono diventata un’insegnante di musica e del prezioso esempio di Mariele Ventre ne ho fatto tesoro cercando di trasferire ai miei alunni le emozioni che la musica può dare. Infine un pensiero va anche all’ideatore dello Zecchino D’oro nella figura di Cino Tortorella e a tutto l’Antoniano che mantiene vivo lo spirito per cui questa manifestazione è nata. Grazie quindi a tutti voi che mi avete fatto vivere quei momenti indimenticabili con la semplicità di un Cuore Bambino.
1 comment
Giuseppe Cofano
15 Marzo 2018 at 16:27Bella storia, direi quasi commovente. Come si imbastisce un’intera esistenza sulla base di questa breve ma importante esperienza con lo Zecchino d’Oro. Un applauso alla piccola e grande diva!