La storia di Marzia Fragili

La storia di Marzia Fragili

Sono Marzia Fragili ho 46 anni e il mio incontro col Piccolo Coro dell’Antoniano è avvenuto in maniera un po’ diversa rispetto alla maggior parte degli ex coristi.
Non ho partecipato alla classica audizione bensì sono stata “presentata” a Mariele da una bambina che già cantava nel coro, Simonetta Gruppioni (il caffè della Peppina) che abitava vicino al negozio di mia mamma. Avevo poco più di 4 anni e una sera in cui Mariele faceva lezione sono stata accompagnata nella vecchia scuola di via Guinizzelli. Era il 1974. Ricordo i bambini del coro (per me grandissimi) seduti su sedie di ferro,un gruppo a destra e uno a sinistra, il pianoforte verticale dove Mariele suonava e una scrivania dove sedeva Liliana, la sua assistente.
Ero molto intimorita, da bambina ero timidissima, ma Mariele mettendomi a mio agio mi ha chiesto cosa volessi cantare. Era una canzone che parlava di fiori, dopo oltre 40 anni ce l’ho ancora stampata in mente!
Ho iniziato, accompagnata al piano da Lei, ho cantato e a un certo punto lei ha smesso di suonare, io ho continuato a cantare, Lei ha ripreso a suonare e io ero a tempo e a tono. Non scorderò mai l’emozione (e le lacrime) scaturite dall’applauso spontaneo dei “ragazzi” del Coro. Io una piccola bambina e Loro, il Piccolo Coro dell’Antoniano che applaudiva me!
L’audizione privata andò talmente bene che iniziai subito, da che ho memoria sono anche entrata in sala d’incisione prestissimo. Ho fatte numerose parti da solista, la prima ne “La mongolfiera con il golf” e l’ultima “Quande nascette ninn”. Ho “rischiato” anche di sostituire il solista di uno Zecchino d’Oro che si ammalò a pochi giorni dalle riprese televisive. La canzone era “Sono una talpa e vivo in un buco”.
Ho ricordi vivissimi delle trasferte per i concerti, delle 2 ore di canto tutti i giorni della settimana, il mio aver trascurato la scuola per amore del canto. Le domeniche in sala d’incisione. Le parti come voci bianche in opere liriche al Teatro Comunale.
Tutte esperienze indimenticabili anche se faticose per me bambina, tanto che dopo quasi 8 anni di coro ho abbandonato tutto quello che riguardava la musica (studiavo pianoforte e ho fatto anche un anno di conservatorio).
Ma il canto, quello no, mi accompagna ogni giorno, da quando mi alzo a quando vado a dormire, mentre cucino, mentre faccio la doccia canto!
Che siano pubblicità, canzoni stupide, canzoni del coro, di cantanti italiani e stranieri, la mia famiglia è perennemente costretta ad ascoltarmi. Il canto fa parte di me, come i ricordi che mi ha lasciato il Coro, Mariele, Liliana, Padre Berardo, Cino Tortorella e tutti gli ex coristi che in quasi 8 anni ho conosciuto.
Sarò un po’ drastica ma per me il Coro era Mariele. Aveva regole ferree e per Lei non esistevano protagonisti, tutti i bambini erano uguali, cosa che non mi sembra sia così oggi, ma forse è solo l’impressione di una persona che guarda dall’esterno con occhi un po’ troppo rigidi.
Voglio ricordare una ragazza del coro che purtroppo non c’è più. Ci ritrovammo dopo anni e l’amicizia che era nata durante l’esperienza coro riprese come se non fosse passato nemmeno un giorno. Amava moltissimo Mariele e soffrì tantissimo quando se ne andò. Ciao Pamela (Galoppi), io ti penso ancora. Un bacio ovunque tu sia, sicuramente vicino a Mariele.
Marzia Fragili

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