Preso tutto e portato via…

Preso tutto e portato via…

Il 16 giugno è un pensiero remoto, il 16 giugno lo sto riacchiappando mentre ascolto “Evviva noi” dalle cuffie del telefono. Ero a Bologna, il 16 Giugno scorso. Finalmente. Da tempo la mia amica Francesca Bernardi, mente e corpo del Docu-concerto “Zum Zum Zum” mi aveva invitato ad assistere alla messa in atto di quest’ ultimo, altre due volte in precedenza avevo dovuto dire di no, ma stavolta ci sarei stata. Mi sono recata nei pressi dell’ Antoniano con un certo anticipo: prima avrei incontrato ai Giardini Margherita Beatrice, ex del PC di Mariele Ventre e adesso giovane donna talentuosa di scrittura e anima bella alla ricerca di sé. Uno scambio veloce, troppo poco tempo, ma tante parole, tante emozioni. Beatrice sapeva del Docu-concerto ma non era nei suoi piani assistere, quel pomeriggio. Non so come, ma sono riuscita a convincerla ad accompagnarmi all’ Antoniano e siamo quindi entrate nell’atrio del teatro e poi verso gli studi televisivi e la vedevo sorprendersi, come uno che appunto, ritrova la sua casa dopo tanta lontananza e si, pensavo che fosse un momento magico e speciale, quello che mi stavo apprestando a vivere.
Abbiamo fatto il nostro ingresso nello studio che questo era già gremito di gente. E mi sentivo presente, viva. Come esserci sempre stata… Persone legate allo Zecchino d’ Oro, alla figura di Mariele, a Cino, ai frati fondatori che tanti decenni fa scommisero su un sogno.
Beatrice ed io parlavamo e ci meravigliavamo… Mi divertivo a guardarla, scorgere le sue emozioni, il suo stupore. Una bambina al parco giochi. Finalmente le luci si sono abbassate e i Vecchioni, il coro di ex bambini di Mariele sono entrati in scena. Composti. Precisi. Concentrati. E dietro di loro, uno schermo. E nello schermo le immagini, bianco e nero. Colore. Di nuovo bianco e nero. E le voci, le voci di questo coro di adulti, che continuano ad essere bambini nel senso più alto e vivo e vero della parola. Che non si intimidiscono di fronte alla sfida di cantare come allora, perché a loro viene naturale, perché le loro ugole si sintonizzato su una modulazione lontana dai loro anni, ma allegra, spontanea.
… Le canzoni di quando ero bambina. Quelle che conosco. Quelle nel e del cuore. Un “Ave verum corpus” ha smosso Beatrice, sentivo i suoi singhiozzi e ho sciolto anche io i miei ricordi di bambina in un deglutire e in un brivido senza fine. “Sorridi, sorridi” mi ha allargato il cuore, intanto scorrevano immagini inedite ai miei occhi, ho scavato in un’ onestà intellettuale che non mi ha fatto negare l’ “invidia” che provavo da piccola per i componenti del Piccolo Coro, per far parte di quell’ unica voce, chiara, splendida, inconfondibile.
… Guardavo Francesca cantare e la sua concentrazione. E la serietà dei Vecchioni. E la contentezza per essere lì. E le lacrime di alcuni, tra il pubblico, ché la sensazione che il passato fosse nuovo l’avevano in molti, quel pomeriggio.
… È così difficile, non scadere nella retorica e nella banalità, quindi la smetto qui.
Ho portato via una vecchia intervista scorsa nel mega schermo alle spalle dei Vecchioni:, una Mariele del 1978, bellissima, limpida, che parla, parla…
Francesca, hai fatto un piccolo miracolo: condensare suoni, volti, ricordi e abbracci in un pomeriggio di tardissima primavera…. Erano tutti lì, al termine del Docu-concerto. Tutti a sentirsi vivi di una vitalità allegra, dirompente, sorridente. E gli occhi di Beatrice, stupita, eppure a casa sua, hanno fatto il resto.
Preso tutto e portato via…

 

Benedetta Scognamillo

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