“Nettuno…” meglio di Sabrina Simoni!

“Nettuno…” meglio di Sabrina Simoni!

“Nettuno…” meglio di Sabrina Simoni! di Riccardo Medici

I comunicati stampa, si sa, devono essere laconici: dire molto, con poche parole, e sollecitare la curiosità.
Prendete questo, ad esempio:
“Il Sindaco Virginio Merola ha deciso di conferire il Nettuno d’Oro al Piccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano, che proprio quest’anno festeggia i 55 anni di attività”.
E aggiungete, se volete, quest’altro commento del Sindaco:
“Il Piccolo Coro è stato fondato da Mariele Ventre nel 1963, per accompagnare i piccoli cantanti che partecipavano allo Zecchino d’Oro. Il Piccolo Coro è nato ed è cresciuto a Bologna, e da Bologna porta nel mondo attraverso le canzoni dello Zecchino un messaggio di solidarietà, pace e speranza”.
Tutto estremamente chiaro. E guardate che il Nettuno è la massima onoreficenza cittadina. Mica roba da poco!
Eppure nessuno dei due messaggi, così importanti, trasmette minimamente l’atmosfera di festa che si respirava il 14 maggio scorso, alle 18.00, al Teatro Antoniano in via Guido Guinizelli 3.
Perché quel giorno, oltre al Sindaco e agli assessori, oltre ai frati dell’Antoniano e all’equipe che rende l’Antoniano la grande realtà massmediale che è, sempre al servizio di quell’altra cosa grandissima che l’Antoniano è come sostegno ai più poveri, all’infanzia e agli ideali di pace, c’era soprattutto lui, il Coro.
Il Coro Mariele Ventre era presente in tutte le sue declinazioni: il coro attuale, tanti ragazzi con le famiglie, i solisti di tanti successi dello Zecchino che in molti casi ragazzi più non sono, il Coro delle Verdi Note, il Coro dei Vecchioni. Fra questi ultimi mi ero intrufolato anche io, su invito di una cara amica, e mi ero messo lì, in platea, a bordo fila, sperando che nessuno chiedesse di intonare “Il caffè della Peppina” a me, stonatissimo, per dimostrare la mia appartenenza ai Vecchioni e giustificare la mia presenza.
Ma il protagonista assoluto era ovviamente il Coro, che mai avevo avuto l’onore di vedere così da vicino. Era davvero emozionate dal mio posto vedere in prospettiva il profilo della splendida Maria Antonietta Ventre stagliarsi davanti al coro, così da rendere tangibile la presenza di Mariele, e dare dimostrazione del proverbio per cui dietro a una grande donna c’è sempre… una grande sorella!
È stato bellissimo vedere le massime autorità cittadine lasciarsi trascinare dall’atmosfera di gioco dell’appuntamento, e guardare la gioia dei cantanti (tranne forse di quelli chiamati durante i discorsi a sostenere il Premio, che dev’essere un bel po’ pesante) mentre intonavano una serie di successi per culminare con il recente “Una vita in vacanza”.

Tuttavia, quello che mi ha colpito maggiormente dell’appuntamento, e che motiva queste mie righe, è stato un elemento di cui non si parla quasi mai, me per il coro è fondamentale: Sabrina Simoni.
Nelle sue apparizioni pubbliche Sabrina colpisce soprattutto per due aspetti: il primo, per la sua professionalità, il secondo, per non occupare mai la scena e lasciare al coro il ruolo di protagonista assoluto.
Sarà questione di carattere, forse. Sarà il fatto di essersi concentrata su quello che in realtà è il suo ruolo, la Direttrice del Coro, e non farsi prendere dalla smania di diventare un personaggio televisivo.
Sarà magari che ci sono persone che “bucano” lo schermo e altre no …
Eppure se vi prendete la briga di andare a vedere su Wikipedia la voce Sabrina Simoni, vedrete che questa elegante donna biondina di cose, con e per il Coro ma anche da sola come esperta e docente, ne ha fatte parecchie.
Quello che però mi ha colpito dal vivo e da così vicino al palcoscenico, e che per ovvi motivi le telecamere non riescono a riprendere, è il rapporto che Sabrina ha con i suoi allievi. Sì, Sabrina è molto professionale: i suoi gesti sicuri e i suoi sguardi sono così decisi che mi sarei messo a cantare pure io, nonostante i noti limiti. Però c’è anche un dialogo continuo fra lei e i cantanti, un dialogo fatto di paroline sussurrate di incoraggiamento, carezze fatte quasi di nascosto, complimenti raggianti e sorrisi dedicati a ciascuno e per questo ciascuno diverso l’uno dall’altro. E allora si capisce che il suo “non bucare lo schermo” è assolutamente voluto, perché dopo un personaggio come Mariele non c’era bisogno di qualcuno che si affannasse ad oscurarne la memoria, ma di chi del lavoro di Mariele prendesse l’essenza e la conservasse come un profumo prezioso per consegnarla intatta a nuove generazioni di ragazzi e di persone dell’Antoniano. Quanta intelligenza e umiltà ci sia voluta per interpretare questo ruolo possiamo solo immaginarlo, ma di certo ce ne sono volute tantissime sia dell’una che dell’altra. E sono ventitrè anni -ventitrè!- che Sabrina guida il coro in questo modo davvero francescano.
Perciò me ne sono andato da questa splendido spettacolo, camminando sotto la pioggia, pensando di aver imparato davvero molto, proprio come i bambini del Coro, e che davvero nessuno…anzi, “Nettuno” potrebbe dirigere il coro meglio di lei. Perché, cari Sindaci di Bologna presenti e futuri, dopo il Nettuno a Mariele Ventre (1996), Padre Ernesto Caroli (2001) e al Coro (2018), dovreste darne anche uno a Sabrina di Nettuno: quello dei suoi ragazzi, di sicuro, ce l’ha già.

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