Lo Zecchino di plexiglass

Lo Zecchino di plexiglass

L’attesa è finita e finalmente arriva il 63° Zecchino d’Oro alle 17.20 su Rai1, per la prima volta nel mese di maggio, dopo l’edizione saltata nel 2020, causa pandemia. Inizia l’unica puntata (prima dovevano essere tre giornate poi una, in prima serata) dove i coristi sono schierati nello studio televisivo dell’Antoniano, ben distanziati, in un gioco di altezze su piccoli cubi cilindrici. La divisa che veste il Piccolo Coro “Mariele Ventre” è di Monnalisa: per le femmine, un abito bianco con pailettes e balze di tulle, trasparenze nel collo e nelle maniche, mentre per i maschi, giacca azzurra, camicia bianca e pantalone scuro. La sigla, “Insieme”, cantata, è il nuovo brano in collaborazione con il Parlamento europeo e Lorenzo Baglioni, sullo sfondo del video realizzato a Marina Romea. Carlo Conti apre la puntata presentando in trenta secondi netti, il progetto “Insieme” che è un inno a superare le difficoltà e Baglioni aggiunge al racconto, la partecipazione insieme ad altri tre cori. Subito dopo parte il collegamento dagli studi di Fabrizio Frizzi a Roma con Mara Venier, trafelata per essersi dovuta cambiare al volo dopo Domenica in e “aver fatto una pipì”  (l’avrebbe detto a Sanremo?). Presenta gli ospiti, che saranno anche i giudici della manifestazione, cominciando dai “grandi” con Pupo…Eleonora Daniele, Anna Tatangelo, Elisabetta Ferracini, l’immancabile Cristina D’Avena, Katia Ricciarelli, Gabriele Cirilli e Elisabetta Gregoraci con una mise da ospitata al Grande Fratello.

Dopodiché Conti presenta la prima solista che interpreta la canzone in gara Pappappero cantata dal vivo dai solisti, in versione ridotta (sarebbe successo a Sanremo?) sullo sfondo dei cartoni animati, seguita da tre votazioni: dei dieci bambini provenienti da tutta Italia, presenti in studio divisi dal plexiglass, affiancati da Lampo (il personaggio della Rainbow che vota solo con il 10) dal voto dei coristi del Piccolo Coro (conteggiato precedentemente) e degli ospiti “grandi” da Roma; infine dopo ogni canzone, Conti chiede ad ogni piccolo concorrente  “datti un voto” , anche se per la loro età è ancora qualcosa di astratto e incomprensibile. Quasi tutti stanno al gioco, tranne uno che risponde “è il mio debole dare voti”. Segue il collegamento con Roma, dove Pupo intona “Canzone amica” con cui vinse come autore la 30a edizione dello Zecchino d’Oro, seguita da “Su di noi” (cosa c’entra?) accompagnato dall’orchestrina in studio per poi proseguire più tardi con “Sarà vero” dell’undicesimo Zecchino, dove ci sono dei riferimenti al gioco delle carte che Mara coglie per prenderlo in giro sul suo vizio ormai noto a tutti;  E continua il ping pong per tutta la trasmissione ma con due tempi diversi: dallo studio di Bologna si ascoltano le canzoni, le domande standard di Conti ai solisti (da dove vieni? quanti anni hai? cosa fai nella vita? cosa vuoi fare da grande? con una ripetitività imbarazzante e priva d’empatia) e le votazioni dei giurati bambini, il tutto con dei tempi ben serrati, mentre dallo studio di Roma i tempi sono fluidi e si gioca, si ride, s’improvvisa. L’ordine dei brani che segue è: Pippo e la motoretta, Mille scarpe, Cha cha cha del gatto nella scatola, La vacanza ideale, Custodi del mondo, Salutare è salutare, Hai visto mai, Discopizza dj, Come le formiche, Il bambino e il mare, Il serpente balbuziente, Mozart è stato gestito male, Un minuto.
I solisti e il coro cantano tutti i brani senza intoppi come se la parentesi pandemia non ci fosse mai stata e sarebbe stato bello scoprire qualcosa a riguardo di come i bambini l’hanno vissuta, di come hanno fatto a provare tutti i brani, considerando le disposizioni di fermo totale dei cori. Carlo Conti presenta le canzoni come a Sanremo, tant’è che gli scappa anche un “dirige l’orchestra”, ma non le tratta con lo stesso riguardo, considerando che nessuna è cantata nella versione integrale. Negli interventi da Roma si moltiplicano le risate e le battute che i bambini di certo non possono capire (tipo, rivolta alla Ricciarelli: Pippo aveva la motoretta?) camuffando l’inconsistenza del loro intrattenimento in gioco con una tale leggerezza che riescono a capire il meccanismo di come e quando alzare la paletta per votare, solo alla quarta canzone. Pupo preso dall’entusiasmo dice che il gioco è l’atmosfera classica dello Zecchino dimenticandone tutto il resto, proprio lui che ne ha conosciuto bene gli ingranaggi, avendo anche presentato nel 2007, Il Gran Galà dei 50 anni. Un gioco fatto di regole e solidità che si costruisce in un anno di lavoro mentre questi ospiti sembrano raccattati all’ultimo minuto senza un filo logico mentre si parlano sopra, improvvisano pezzi di canzoni zecchiniane stonate, sbagliate, come in un pomeriggio spensierato tra amici ma pure pagati dal nostro canone Rai. L’apice della “meraviglia” si raggiunge sulle note di Quarantaquattro gatti cantata da Elisabetta Gregorace con il supporto di Cristina D’Avena (accompagnata dall’immancabile video storico del Valzer del moscerino) e di Torero Camomillo storpiata da Gabriele Cirilli che non riesce a beccarne la tonalità, nemmeno la Tatangelo con Volevo un gatto nero, mentre palloni colorati giganti volteggiano nello studio per “alleggerire” sempre più l’atmosfera (ma all’improvviso ne scoppia uno). Non mancano nemmeno i balli come quello russo di Pupo e Cirilli o dei Buffycats i pupazzoni della Rainbow. Sul brano di Cristicchi e Gabriele Ortenzi Custodi del mondo, la giuria degli adulti si emoziona, in molti dicono che è una poesia poi l’attenzione di Conti passa al DNA di Elisabetta Ferracini, identica a qualche anno fa. A un certo punto viene fatta una domanda ad un giurato bambino che trova un duplice significato nel testo della canzone ascoltata durante le votazioni mentre Pupo, regala il suo unico dieci ad una canzone che gliene ricorda una sua…e in quel preciso istante si ha la certezza che si siano invertite le parti: nello studio dei bambini vigono la serietà, l’attenzione e la preparazione, all’opposto, nello studio dei grandi dove sembra debbano riempire il tempo senza un senso preciso. Peccato che lo Zecchino dovrebbe essere una trasmissione per i bambini (e non con i bambini) a cui dare dei riferimenti, degli esempi e per i nonni, gli stessi che conservano un ricordo forse un po’ più significativo, dove si regalavano borse di studio a bambini musicisti, dove si parlava di solidarietà, dove c’era un copione scritto e provato. Nemmeno i commenti sulle canzoni degli ospiti giurati, riescono a dare delle chiavi di lettura dei brani ma semplici constatazioni spicce come “questa assomiglia a un’altra” o “diventerà un tormentone” o ancora “ci sono dei momenti in cui non c’è una melodia”, minimizzando il lavoro degli autori delle canzoni e l’eventuale reazione dei piccoli interpreti. Anna Tatangelo mentre ribadisce con forza che si vota la canzone e non i bambini, paragona la voce di una solista a quella di Arisa, sostenuta da Mara e fa i complimenti al Piccolo Coro. Verso metà trasmissione compare un contributo video dove Elisabetta Ferracini ricorda la sua partecipazione come conduttrice e Mara dedica un grandissimo applauso a Mariele e Cino Tortorella. Segue un collegamento con Mauro Serio, presentatore di due edizioni, che ricorda lo Zecchino come un tempio, una Mariele dolcissima e severa e un ospedale in Congo costruito con Il fiore della solidarietà. Verso la fine, è la volta di Fra Giampaolo Cavalli, che spiega cos’è l’operazione pane dell’Antoniano ed è visibilmente emozionato quando racconta che alla mensa ogni giorno ci sono  volti nuovi a chiedere aiuto e che nel 2021 ci sono state ben 850 persone diverse. Stavolta nessuna Eurovisione, nessun televoto per decretare lo Zecchino attraverso il voto del pubblico e aiutare l’Antoniano nella sua missione di solidarietà, ma solo un numero solidale da ricordare: 800 200 302. Dopo quasi tre ore di diretta, che tecnicamente saranno state parecchio complicate, viene decretata la canzone vincitrice: Custodi del mondo, interpretata dalla piccola Anita Bartolomei che si commuove e la canta nuovamente, sfumata, in chiusura. Carlo Conti termina la trasmissione dicendo che “con lo Zecchino non si cresce mai” ma probabilmente ne ha frainteso il senso e quando chiede a un solista: “Ti alzi tu o mi abbasso io?” dovrebbe già aver compreso cosa significhi prendersi cura dello Zecchino, perché mettersi all’altezza dei bambini non significa diventare piccoli. Le scelte artistiche di Carlo Conti sono discutibili: d’all’inserimento di due canzoni extra che non hanno partecipato al bando autori, al taglio delle canzoni, fino alla scelta degli ospiti, anzi, del loro tipo di intrattenimento.
il 63* Zecchino più che d’oro è stato di plexiglass perché si è potuto vedere ma ne è mancato il calore, la brillantezza, la parte umana ed infantile che l’ha sempre caratterizzato (che fortunatamente pulsa ancora dietro le quinte) dimenticandone l’importanza, considerando che è patrimonio UNESCO.
Fatalità, la canzone vincitrice Custodi del mondo può diventare un’occasione di riflessione anche per gli adulti, rispetto a ciò che lasceremo ai nostri bambini, Zecchino d’Oro compreso.

Riguardatevi la puntata!

Francesca Bernardi

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