La storia di Roberto Croce

La storia di Roberto Croce

Sono andato la prima volta all’Antoniano di Bologna più o meno a metà degli anni 90, fu per uno speciale in cui portai una coreografia e credo fosse la prima volta nella storia televisiva dell’Antoniano. Mi ricordo che
fu un’operazione molto delicata per la tipologia di accostamento per cui fu necessario misurare bene la qualità e la fattura della performance, il tutto coordinato con la struttura Rai che curava il programma nella persona di Carmela Lisabettini. Tutto fu bello ed andò bene. L’accoglienza all’Antoniano fu straordinaria e provai subito un senso di appartenenza famigliare. Da quella volta si susseguirono una serie di appuntamenti coreografici e di anno in anno, insieme alla struttura di Rai Uno e all’amico Fabrizio Palaferri, portai all’Antoniano numerosi numeri coreografici interpretati da tanti artisti della danza come ad esempio Heather Parisi, Raffaele Paganini e molti altri danzatori. Dopo un po’ di anni cominciai ad occuparmi di regia e quindi continuai ad andare a Bologna anche in qualità di regista solidificando il rapporto con quella meravigliosa struttura e con tutte le persone che ne fanno parte, lavorando sempre in perfetta armonia con produzione, artisti, tecnici e il meraviglioso piccolo coro. Ecco, considero l’Antoniano di Bologna un posto straordinario dove il lavoro è sempre piacevole e premiato e spero che tutto abbia sempre un seguito. Evviva l’Antoniano e lo Zecchino d’Oro.

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