UN LUNGO RACCONTO PER UN BREVE CONCERTO

UN LUNGO RACCONTO PER UN BREVE CONCERTO

Cielo e caffè nero. Erano le 5.30 e Zucchetto non si voleva alzare. Così, tutto gli dava fastidio: dalla maglia ai calzini, poi il maglione e ancora le scarpe. Si lagnava rasentando l’urlo che, a quell’ora, sarebbe valso doppio. Ma come si fa a mantenere la calma!? Alle 6 siamo scesi e con altre due mamme e altre due bimbe, abbiamo raggiunto in auto il ritrovo. Perfetto orario, nessun contrattempo. Saliti sul pullman, i bambini hanno occupato la fila in fondo e noi mamme una delle prime file. A seconda di chi si sceglie o si trova vicino, si decidono le sorti del viaggio. Io ormai mi siedo sempre con la stessa e insieme facciamo una gran cagnara. Ridiamo un sacco e il bello é che siamo proprio agli opposti. Niente in comune se non i figli nel coro.
Ed é proprio questa una delle caratteristiche più belle dell’appartenenza al coro: la condivisione con persone di ogni tipo in situazioni disparate. Il viaggio verso Verona é durato un paio d’ore, senza sosta. Proprio alla fine, Zucchetta si é sentita male (ancora…) e appena scesa ha vomitato.
Poi abbiamo raggiunto il teatro di fronte all’arena per appoggiare le valigie con la divisa estiva. In fretta e furia i bimbi hanno fatto qualche prova sul palco. Zucchetta ha voluto cantare e io mi chiedevo come facesse a stare in piedi…Ho riferito l’accaduto alla direttrice che per precauzione l’ha fatta cantare in prima fila. Poi mi ha lasciato in custodia la sua borsa che per me aveva un “grande peso”! Mi aspettavo di assistere ad una messa in chiesa, invece era stato allestito l’auditorium con un altare sul palco. Era irreale. Una messa in poltrona!
C’era il Vescovo Zenti (con un altro prete) che ha detto una messa del tutto diversa, molto semplice, rivolta ai bambini utilizzando il linguaggio che preferisco. Credo infatti che sia molto più difficile parlare ai bambini perché occorre arrivare facendosi capire. Mi é piaciuto quando il Vescovo ha spiegato che la risurrezione di Dio é in ogni nostro sorriso e che la pace per esserci, ognuno deve stare al suo posto dando il meglio; ha parlato di ordine, necessario per stare bene e avere armonia; per i genitori ha parlato di dolcezza e fermezza, caratteristiche necessarie per fare bene il nostro lavoro. E tutti questi concetti li ha espressi in pochi minuti.
Il coro ha cantato musiche da chiesa e la “Lauda a San Francesco” é stata per me un vero strazio. Dai lacrimoni sono passata ai singhiozzi in un turbinio di movimenti d’ingranaggi tra il cervello e il cuore. Si sono mosse quelle sensazioni che provavo trent’anni fa. Rivivere queste cose é sbalorditivo e molto sconvolgente. É come essere risucchiati nel passato.
Quindi tra lo strazio e la contentezza ho condiviso questa messa con piacere e sofferenza insieme.
Al termine si sono esibiti altri coretti e noi e pochi altri siamo rimasti ad ascoltare. Finalmente é giunta l’ora di mangiare e a piedi ci siamo diretti in una taverna del centro di Verona. Durante il tragitto abbiamo perso dei genitori ma ritrovati a breve. Il locale era carino ma il primo era immangiabile… Faccio notare che io sono di bocca buona ma a sto giro non sono riuscita a finire. La ricotta affumicata sulla pasta, aveva un odore indescrivibile, per non parlare del sapore! Ma anche questo fa parte dello spirito di adattamento che occorre per stare in un gruppo. Ma abbiamo ravvivato gli umori con un bel brindisi al vinello rosso! Poi Zucchetto si é messo a chiacchierare con il gestore del ristorante (?) che lui sosteneva essere il padre di un suo compagno di classe! Parlavano di due persone diverse, senza rendersene conto (il signore parlava di uno degli organizzatori dell’Antoniano omonimo del papà di Zucchetto…) E questo gli mostrava delle foto attaccate alle pareti del ristorante come se Zucchetto dovesse conoscerlo. Un dialogo senza ascolto esilarante…! Dopo pranzo avevamo due lunghissime ore libere per poter girare il centro di Verona ma già nella Piazza delle Erbe, il cielo stava cambiando.
I gruppi si sono sparpagliati e noi siamo riusciti a vedere il balcone di Romeo e Giulietta dove, un paio di anni fa ci chiusero il cancello in faccia, una manciata di minuti prima dell’orario di chiusura.
Proprio di fronte a tanta poesia, c’era il muro dello schifo: una parete di chewing-gum, a dimostrazione delle contraddizioni della nostra bella Italia. I bambini erano schifati ed io ne sono stata contenta, perché hanno maturato un buonsenso della civiltà. Dopo aver visto il balcone, é finito il nostro giro turistico, grazie ad un diluvio. Ci siamo rifugiati in un paio di negozi per poi tornare al teatro.

Ma sotto a quella pioggia, in quella piazza vuota, stretti ed umidi, era meraviglioso stare insieme.


Abbiamo incontrato un’anatra e Zucchetta le ha corso dietro! Belli zuppi hanno cambiato divisa, indossando quella nuova nell’eccitazione generale. Però calzini e scarpe erano gli stessi in un esercizio di nervi saldi… Intanto nel teatro c’era uno spettacolo di comici e i bambini si sono goduti lo spettacolo mentre io cercavo altre risposte, chiacchierando con una mamma, a tutte le mie curiosità: Perché tutti questi eventi a Verona? Perché nulla a Bologna? Perché un teatro pieno di solo genitori? (tra coristi e partecipanti alle selezioni dello Zecchino 2014). Perché la presenza del sindaco di Verona e a Bologna non c’era il nostro nemmeno per i 50 anni del coro in piazza Maggiore? Perché tutto ruota attorno solo allo Zecchino? Perché tutto questo dispendio di energie per un pubblico fantasma? Mah…
Comunque hanno fatto un bel concertino sotto la direzione impeccabile di Sabrina. Le divise alla “Almodovar” tutte insieme, devo ammettere che facevano una bella coreografia.
Ero seduta in una fila a metà teatro e anche dalle sistemazioni dei posti si possono inquadrare “i personaggi genitori”…la mia Simpatia é sempre in pole position, in prima fila, pronta a fotografare e a diffondere a destra e a manca foto e filmati. I miei bimbi me li guardavo come giocattoli in una vetrina, ma giocattoli non sono e la loro gioia di cantare é un bellissimo boomerang che torna indietro ogni volta. Il timore della forzatura mi assale ma sparisce dopo ogni concerto. Poi di corsa a togliere le divise per ripartire di corsa, perché “di corsa” é la parola d’ordine e con due bambini è una gara di velocità. Durante il viaggio ho parlato con un papà “dei vecchi”, che da sempre si é rivelato molto simpatico e aperto. Anche lui é “un curioso” ma non ha grandi risposte se non supposizioni. I bambini hanno giocato con le loro “protesi tecnologiche” stavolta con le bimbe ” vecchie”; infatti c’é una netta divisione tra i gruppi dei vecchi e dei nuovi ma noi tre rompiamo qualche equilibrio, mescolandoci. Bella cosa. La mia compare si estranea quando inizio a parlare di queste cose; lei nemmeno ascolta e coglie da quest’esperienza solo quello che trova, non cerca altro. Io, al contrario, ad ogni fine concerto non mi rassegno a questa piattezza.
Mi pare di tradire me stessa e tutte le mie idee. Siamo tornati a casa “da raccogliere con il cucchiaino” e con un casco di rimbombo in testa. Distrutti e Felici.

Francesca Bernardi

No comments yet. Be the first one to leave a thought.
Leave a comment

Leave a Comment