Il ritrovo a Pavullo a fine giugno, organizzato ogni anno dalla Fondazione Mariele Ventre, é diventato un appuntamento immancabile per il coro dei Vecchioni di Mariele.
L’incontro alla chiesina di Montorso é previsto domenica 27 giugno per le 9.30 con inizio della messa, in ricordo a Padre Berardo, alle 10.
Luciana, la direttrice, ci riunisce alla spicciolata, dicendo che questa volta canteremo dentro la chiesa, con le mascherine. Ci guardiamo tutti sconsolati perché dopo un anno e più di pausa forzata, imbavaglia la gioia di cantare, anche se già ci dovrebbe bastare il solo essere riuniti. Questo periodo faticoso continua a mettere a dura prova i sentimenti più istintivi come gli slanci degli abbracci, i baci schioccanti sulle guance e il canto, corale libero e compatto. Ci disponiamo nella chiesa e Padre Secondo, fa sentire forte la presenza di Padre Berardo, assomigliandogli nella sua fisicità e in qualche tonalità della voce, certamente per la parentela che li lega. Noi coristi siamo numerosi e fatichiamo a trovare una posizione ordinata tra i bisbigli rumorosi e mentre cerco di fare la conta di quanti siamo, inizia la messa. Carla fa partire la base del brano “I cieli narrano” e finalmente cantiamo ma le nostre voci sono tappate e calanti, nonostante la buona volontà. Alla seconda strofa qualcosa non torna infatti la base é già sul finale, così dopo qualche secondo di smarrimento, seguiamo i gesti di Luciana che con gli occhi sbarrati ci conduce in un raffazzonamento forzato. Carla, china sull’impianto spinge tasti che sembrano impazziti mentre Luciana cambia in pochi secondi il programma facendoci cantare a cappella. Dalla mia posizione intravedo visi conosciuti come Valter con la moglie e il figlio, il marito di Pia, Gisella e Donatella che scatta foto. E’ difficile seguire la messa e non mancano le occhiatacce e i cucci per zittirci a vicenda (Arcibaldo detiene sempre il primato del più rumoroso) nella nostra solita atmosfera speciale. Non mi sfugge però il racconto delle tigelle che abbelliscono l’altare, le stesse che a breve ci prepareranno, una vera prelibatezza nonché il biglietto da visita del luogo. Alla fine arranchiamo tra un brano e l’altro, chiudendo in bellezza con “Quanto sei bella” che s’insinua sotto alla pelle mentre gonfia il cuore. Edi, sorella di Giacomo ne riprende un pezzetto e non resiste al canto…
Rompiamo le righe e un gruppo di Vecchioni accerchia un uomo che continua ad asciugarsi le lacrime e in quel gesto leggo tanta bellezza che diventa meraviglia quando scopro che é un ex corista uscito nel 1971. Ci conosciamo e appena finita la messa lo invitiamo ad ascoltare il mini concerto. Il praticabile é pronto (i gradini a fianco alla chiesina) e Luciana mi propone Valter come presentatore mentre gli passa un foglietto con la scaletta delle canzoni e gli rinfresca qualche aneddoto. Si inizia con “Ciao amico” questa volta “smascherati” e in quel momento sento ancora più grande l’importanza del canto, del nostro coro, dell’umanità sorridente e gioiosa che ci circonda dandone un senso. Canto con la voce ma anche con gli occhi, col corpo, col cuore, con l’anima e cantare é una strana forma di espressione e di comunicazione a rimbalzo dove si da e si riceve. Seguono due brani zecchiniani dove coinvolgiamo il nuovo candidato che ascolto con curiosità, scoprendo che anche lui ha le note marce in testa e la timidezza di un bambino spaesato. Man mano si raddrizzano le note e le persone intorno sorridono, canticchiano, compreso Padre Secondo che cattura un estratto della Vecchia fattoria dove il nuovo arrivato diventa l’asino con un raglio migliorabile dopo decenni di mancato allenamento.
Finito il mini concerto con un Popoff senza base, arriva il presentatore dell’anno scorso che mentre ci annuncia il pranzo (offerto con grande generosità dalla Fondazione Mariele Ventre) richiede in anticipo altri canti dopo il primo piatto, pena, sospensione del pasto…dopodichè ci disponiamo nelle tavolate dove ho il piacere di conoscere un amico di Giacomo che sprizza vivezza da tutti i pori. Nel frattempo mio marito si lancia sul primo mentre il vinello fresco allarga le risate.
Finalmente siamo tutti insieme seduti nelle tavolate, in una giornata di sole meraviglioso. Anche quest’anno siamo riusciti ad esserci e l’occasione del ricordo di Padre Berardo ha dato un senso ancora più grande. La semplicità che si ritrova ogni anno a Pavullo è un vero toccasana per ritrovare l’armonia e il ritmo che combacia perfettamente con la dimensione umana.
Ogni volta, ritornare indietro ci fa andare avanti…
Francesca Bernardi
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