OSSERVO, PENSO E ASCOLTO SBIGOTTITA…

OSSERVO, PENSO E ASCOLTO SBIGOTTITA…

Osservo, penso e ascolto sbigottita cantare il Coro. Per me, il nome di Mariele è un tuffo al cuore ma per chi da vent’anni l’ha sostituita dev’essere come un macigno, un etichetta che non si stacca. E poi tante voci, voci cattive in cui si parla di “raccomandazioni” o di chissà quali giochi sporchi e sfido chiunque ad iscrivere il proprio figlio alle selezioni del coro per rimanere sbigottito dalla semplicità della partecipazione aperta a tutti e gratuita. Ma molti, tanti, non vengono scelti e non lo accettano. Perché cantare nel coro non è una passeggiata e nemmeno un gioco. Da bimba ne facevo parte come corista e adesso come genitore e ora mi accorgo che questo piccolo coro è proprio piccolo. Qualche concerto, in qua e in là, in posti sperduti, con un pubblico casuale e distratto nonostante le enormi potenzialità. Questa piccola grande realtà manca di promozione legata al suo valore, al di là dello Zecchino d’Oro. Non intendo una visibilità “a tutti i costi” ma nemmeno un’invisibilità simile . Quali difficili meccanismi ruotano intorno? I bambini vengono preparati con grande impegno, assiduità e disciplina in una scuola con la S maiuscola, sottovalutata, un esempio di educazione all’infanzia dove i bambini sono trattati come tali senza forzature né atteggiamenti da adulti nani. Vantano un vastissimo repertorio di canzoni, molte sconosciute mentre risuonano incessanti i tormentoni degli Zecchini storici. Molto tempo fa il coro aveva impegni continui e significativi ma ora che cosa è successo? Bambini che studiano e tanto, provano, riprovano in una ricerca di perfezione continua con una direttrice tesa ed esigente ad ogni prova generale, a prescindere dal palco. Una donna apparentemente impenetrabile e magnetica, con un grande carisma e uno sguardo che buca. Tante famiglie coinvolte in una vita assurda, fatta di incastri, emozioni, divise e pettinature, sorrisi e pettegolezzi, viaggi estenuanti e pasti al sacco. Tanti bambini che si preferiscono e si ignorano in una scuola che accoglie gente da cinquant’anni. Una famiglia, quella dell’Antoniano, che potrebbe trovare spazi migliori e che potrebbe dare molto, molto di più. Chissà Mariele cosa penserebbe? perché per me questo coro non ha nulla da invidiare a quello di venti, trenta, quaranta anni fa, a dispetto di tutti quelli che pensano che le cose fatte bene esistevano solo una volta. Io non riesco a stare a guardare e non sopporto la rassegnazione. Sto diventando una Don Chisciotte?
Non mi do pace finché non ottengo qualcosa, almeno qualche risposta la cercherò.

Francesca Bernardi

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