LO ZECCHINO D’AGATA E SMERALDO

LO ZECCHINO D’AGATA E SMERALDO

Dopo una lunga attesa, torna lo Zecchino d’Oro, quest’anno, d’agata -simbolo della fedeltà– e di smeraldo– simbolo della speranza, rappresentato dai colori indossati dalle protagoniste femminili nella prima puntata: Francesca Fialdini, la conduttrice in fucsia e da Sabrina Simoni in verde, direttrice del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna (un nome infinito quanto la sua storia). Fedeltà per il ritorno alla programmazione dei tre pomeriggi con l’ascolto delle canzoni integrali e speranza per lo spazio dedicato interamente ai bambini che Mamma Rai sembrava aver dimenticato nella scorsa edizione. Infatti la festa delle canzoni oltre ad essere una manifestazione storica, è anche uno stile educativo che produce contenuti, testi e musiche per bambini.
In questa edizione il Piccolo Coro diretto dal M° Sabrina Simoni, è disposto sfalsato sul palcoscenico su cerchi e cubi con lo sfondo dei cartoni animati e fa da cornice per tutta la trasmissione, senza nessun coinvolgimento se non nell’esecuzione impeccabile delle canzoni. La conduzione del programma è affidata per le prime due puntate a Francesca Fialdini e Paolo Conticini (scelta avveduta per mamme e nonne) che presentano le canzoni in gara, intervistano i bambini e si sfidano in brevi competizioni giocose d’intrattenimento. La “challenge” delle uova pare la più gradita, mentre quella su chi conosce più canzoni sulla mamma, ahimè nessuna zecchiniana, diventa un pretesto per pubblicizzare il musical di Conticini a Roma nei giorni seguenti. La grande novità di quest’anno è la mascotte Nunù, un pupazzo parlante (purtroppo muove solo la bocca) che subentra a Mister Lui, la sua voce. Le battute del piccolo somaro sono spesso giochi di parole e come da tradizione, è sempre dalla parte della bella Fialdini mentre la sua grande passione, le carote. Peccato averlo presentato per i 75 milioni di visualizzazioni (della sua canzone del 60° Zecchino) e non per ciò che rappresenta. Le canzoni del 64° Zecchino d’Oro sono quattordici e spaziano in tutti i generi musicali e in svariate tematiche con la partecipazione di autori veterani, la spina dorsale della manifestazione, e autori famosi che pur dando maggiore visibilità ai titoloni dei giornali non è detto che sappiano affrontare il linguaggio infantile che richiede competenze e sensibilità diverse. I piccoli interpreti, presentati con un breve video, senza la presenza di Mister Lui, assomigliano a quelli dei talent, così come l’incoraggiamento dei gattoni Buffycats dietro alle quinte, prima dell’esibizione. I solisti sono azzeccatissimi e ben preparati, tanto da rendere una canzone criptica come “Auto rosa”, una meraviglia, lasciare di stucco con l’interpretazione da tenore ne “Il ballo del ciuaua”, intenerire con la dolce spontaneità de “Il riccio capriccio” o reppare meglio di J-AX in “NG New generation”. I contenuti di messaggi nelle canzoni spaziano dall’abbandono per la lettura, alla raccolta differenziata che fa la differenza, dall’importanza delle proprie radici, della gratitudine con un applauso, della conoscenza delle vocali, al travolgimento dei balli canini e caraibici, dal sogno di un padre supereroe, alla trasformazione del corpo della mamma, dall’accettazione di sé, alla scoperta dei pidocchi, fino alla consapevolezza che le apparenze ingannano. Invece nella canzone fuori gara “Amazzonia”, eseguita da Orietta Berti con Il Piccolo Coro, si tratta la salvaguardia del più grande polmone verde del nostro pianeta, in linea con le tematiche attuali per sensibilizzare le nuove generazioni. La finale è condotta da Carlo Conti che inaugura la puntata con un ringraziamento a Cino Tortorella, Mariele Ventre, topo Gigio e Richetto, che, senza nemmeno una foto sono semplici nomi per chi non li ha conosciuti. Seguono le presentazioni dei solisti e delle canzoni con brevi interviste, molte delle quali sulla falsa riga delle puntate precedenti e nonostante i tentativi, Conti, per quanto sia un professionista, manca d’empatia. D’altronde il mondo dei bambini non è per tutti. Il coinvolgimento maggiore per il mondo zecchiniano, si evince dalla Fialdini, probabilmente per la sua passione per la trasmissione fin da bambina. Le esibizioni di quest’anno lasciano quasi tutto lo spazio ad Alessandro Politi alias Grande Mago, già ospite dello Zecchino nel 2010, un illusionista originale e tirchio, essendo scozzese, che crea illusioni dal niente e senza niente, accompagnato dalla sigletta ridondante. La scelta degli ospiti di quest’anno ricade su Cristina d’Avena (di casa) ed Elettra Lamborghini che nonostante non rientri proprio nei canoni dell’infanzia, segue con grande interesse e meraviglia tutta la trasmissione. Piacevole, soprattutto per la semplicità, l’esibizione di Elisabetta Lizza che inaugura il brano “Specchio” che parteciperà all’imminente Junior Eurovision Song. La solidarietà resta il fulcro della manifestazione che raccoglie fondi per l’operazione pane fino al 19 dicembre e le storie che vengono raccontate aprono uno spiraglio su un mondo diverso che è necessario conoscere. Non dimentichiamo che l’Antoniano, nato con la mensa, è stata una delle prime entità a realizzare opere di solidarietà televisive ma di fatto operando anche tutto il resto dell’anno. Sarebbe significativa una testimonianza in prima persona in cui i bimbi coristi vivessero l’esperienza di qualche giorno insieme ai bambini meno fortunati.

Il motto fondamentale della manifestazione è che “in gara non sono i bambini ma le canzoni” quindi chiedere all’interprete di darsi un voto alla fine del brano, risulta dissonante, così come la votazione finale, poco chiara. La giuria è composta da dodici bambini in studio (la maggioranza femminile) che sembrano poco preparati, i voti del Piccolo Coro e della Galassia dell’Antoniano, contati precedentemente e i cinque ospiti adulti della finale danno il “voto segreto” che se da un lato è apprezzabile per non influenzare i bambini, dall’altro oscura la chiarezza dell’esito finale e fa rimpiangere la vecchia lavagna con i voti scritti a gesso. Grazie alle canzoni in gara e alla grande preparazione di coro e solisti, lo Zecchino continua a brillare ma gli intermezzi mancano di quella televisione educativa fatta di pillole di cultura nei testi e nei contenuti, sostituita esclusivamente dal puro spettacolo ma stavolta, almeno, per bambini.

Francesca Bernardi

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