Io e l’Antoniano

Io e l’Antoniano

Ciao a tutti,

Mi presento: sono Giulio Palaferri, sono nato a Roma sessant’anni fa e di professione faccio il Direttore della Fotografia.

Tralascio tutta la storia relativa alla mia vita privata prima del maggio del 1986 perché non ritengo che interessi nessuno e concentro il mio racconto su tutto quello che è successo dopo il maggio del 1986. Anzi una piccola premessa, un dettaglio, che è importante ai fini del corso della mia vita successiva a quella data e quanti cambiamenti ha rivoluzionato in buona parte della mia famiglia: più o meno ad aprile del 1986, ero nella casa dove vivevo a Roma con i miei genitori Franca e Bruno, mio fratello Fabrizio, mia sorella Elena e la grande, incredibile nonna Jet Elena Cardoni. Jet perché era capace di fare qualsiasi cosa, di cucinare qualsiasi prelibatezza , di dormire pochissime ore di notte e di rimanere alzata tutto il giorno e poi di andare allo stadio di domenica in curva sud, sponda romanista, per tifare la sua squadra del cuore. Insomma tornando a noi, ero pronto per uscire ed incontrare qualche amico ed improvvisamente squilla il telefono di casa, (a quel tempo non esistevano ancora i cellulari), risponde mia madre ed io non ci faccio caso perché ero già per le scale. Sento che mi chiama a gran voce e nello slang romanesco mi dice, quasi urlando: “ C’è uno ar telefono che te vole pè lavoro”, io brontolo un po’ ma ovviamente torno in casa perché per un libero professionista, quelle telefonate erano manna dal cielo, soprattutto per tutto quello che determinò quella chiamata. Il professor Scardini, così lui si faceva chiamare, mi chiese se ero disponibile per un lavoro di due settimane all’Antoniano di Bologna, la mia qualifica, la mia professione a quel tempo, era operatore di ripresa o cameraman come dir si voglia. Mi accordai per un appuntamento per il giorno seguente e successivamente trovammo anche l’accordo economico. Andai a Bologna volentieri, anche perché avevo molte amiche ed amici appartenenti al gruppo vacanziero estivo di Fai della Paganella, in Trentino, rivederli mi avrebbe fatto piacere. Passai quelle due settimane all’Antoniano benissimo, c’era un atmosfera familiare e rilassata, si lavorava seguendo uno schema di registrazioni programmate in modo ottimale dal personale Rai di produzione e nei giorni successivi ebbi modo di conoscere i quattro Moschettieri Francescani più famosi al mondo: Padre Benedetto, Padre Berardo, Padre Ernesto e Padre Gabriele. FANTASTICI, nessun’altro aggettivo può qualificarli, o anzi si, aggiungetene voi quanti volete perché hanno dato vita ad un regno fatto di solidarietà, lavoro, rispetto e spirito familiare che non ha eguali nel mondo contemporaneo. Conobbi molte altre persone in quelle due settimane: operai, macchinisti, elettricisti, cuoche, segretarie, tecnici di Radio Tau, addette al controllo ai bambini che partecipavano alle trasmissioni. Una delle ragazze addette al controllo dei bambini era Carla Boriani, una ragazza bellissima, gentile, ex appartenente al Piccolo Coro Mariele Ventre, con cui strinsi una piacevole amicizia e che successivamente entrò nel gruppo di lavoro di Radio Tau. A proposito di Mariele Ventre, ebbi solo un incontro fortuito in quelle due settimane, mi bastò per capirne l’essenza educativa ed il grande Amore per i bambini del suo Coro. Negli anni successivi ho avuto modo di parlarci qualche volta, confrontarmi spesso con lei dal punto di vista tecnico se per caso c’erano luci che la disturbavano o infastidivano i bambini, sempre con l’educazione ed il rispetto che la contraddistinguevano, mi faceva notare i dettagli da modificare per dirigere meglio il Coro. Col tempo ne apprezzai l’ironia, il carisma e un intelligenza sopraffina, una Donna incredibile che ha lasciato, secondo me, un vuoto grandissimo mai colmato.

Dopo quell’esperienza tornai a Roma convinto di aver fatto un esperienza interessante e piacevole, d’altronde Bologna era da sempre la mia città preferita dopo la Capitale in cui son nato e cresciuto.

Rimasi d’accordo col professor Scardini che nel caso avesse avuto bisogno di una mia collaborazione, gli avrei dato volentieri una mano e lui mi confessò che il regista Mario Caiano, era rimasto visibilmente soddisfatto del mio lavoro e non gli sarebbe dispiaciuto avermi nella sua troupe.

Infatti a settembre, dopo essere tornato dal Festival di Venezia , mia madre mi disse che aveva di nuovo chiamato il professor Scardini, voleva incontrarmi e ci vedemmo un paio di giorni dopo. Andai nel suo ufficio in Piazza Santa Maria Maggiore e mi disse senza mezzi termini se volevo essere il primo cameraman della troupe della Banda dello Zecchino per la stagione a seguire, da ottobre ad aprile. Dissi subito di sì, l’idea di tornare a Bologna mi stuzzicava moltissimo, anche perché il compenso, dopo qualche tira e molla iniziale, fu soddisfacente nella proposta che mi fece e quindi l’idea di stare a Bologna per diversi mesi mi elettrizzava. Mi chiese anche se conoscevo anche un altro bravo cameraman e gli proposi Fabrizio, mio fratello, raccontandogli quale esemplare professionista fosse e quanta esperienza avesse nonostante la giovane età, ci accordammo anche sul suo compenso e tutti fummo felici e contenti come in un matrimonio che si rispetti.

Tornato a casa raccontai a Fabrizio il dialogo con Scardini e lui ne fu felice, finalmente potevamo fare un lavoro insieme, lungo nel tempo, in una città dove avevamo un notevole cerchia di amici.

Partimmo e soggiornammo per tutto il periodo all’hotel Touring,  vicino alla piazza del vecchio tribunale, un albergo a quei tempi 2 stelle in cui trovammo una coppia di gestori simpaticissima, Silvana ed il marito di cui mi sfugge il nome, dove il soggiorno divenne anche motivo di risate e di situazioni divertenti che fanno parte della sfera privata di noi due fratelli. In quei mesi la mia amicizia con Carla Boriani si consolidò e qualche volta uscimmo insieme a cena, altre volte al cinema o magari anche solo a far due chiacchere nella creperia di via Riva Reno. C’era feeling tra noi e ci divertivamo spesso ma ovviamente Fabrizio si divertiva meno, visto che era spesso costretto a rimanere in hotel da solo la sera. Quindi dopo un po’ di tempo mi chiese se Carla avesse un amica carina e simpatica con cui condividere le nostre uscite. Lei mi disse che aveva 4 sorelle, credo fece mente locale escludendo quelle che non erano appropriate, per età o per altro non so, ed opto per l’Anto che nemmeno io conoscevo.

Specificò anche che delle 4 sorelle era la più scapestrata, quella più complicata. Conoscendo Fabrizio e tutte le difficoltà che aveva vissuto negli anni precedenti, con ragazze particolari e difficili da gestire, non ero molto sollevato dall’idea di conoscere un ulteriore scapestrata pazzoide che ballava sui tavoli ed aveva un atteggiamento un po’ ribelle. Non me ne voglia l’Anto che Adoro e che è stata nel tempo una Madre FANTASTICA ed una moglie Incredibile, ma questa era stata l’immagine che me ne aveva fatto Carla e sinceramente non sapevo cosa aspettarmi.

Comunque, ci incontrammo ed andammo in un ristorantino sulle rive di un laghetto nei pressi di Monzuno, passammo la serata in modo tranquillo ed anche divertente se non ricordo male, forse la memoria di Fabrizio sarà più fulgida su quella serata, fatto è che esattamente un anno dopo si sposarono nella chiesa di Viadagola: giovani, belli ed abbronzati e fu un bellissimo evento. Poi nacquerò 4 figli MERAVIGLIOSI che tutti conoscete e che avete apprezzato anche per le loro appartenenze al Piccolo Coro; ora sono in parte all’estero per lavoro (Arianna e Francesco) e per studio (Carlotta) e la top model Giulia detta Giuggi, personaggio che vi raccomando e con la stessa linea di DNA del cugino Peter, cioè mio figlio, quindi identica pazzia e stessa  identica propensione a combinare guai.

Di quell’anno ricordo il mio prima Zecchino d’Oro con tutto il contorno di personaggi particolari come Cino Tortorella, come Maria Perego con tutta la family di Topo Gigio, il maestro Zavallone, e le decine di persone che gravitano in quell’incredibile festa di bambini che era lo Zecchino d’Oro.

Di Mariele ho già parlato, vorrei solo aggiungere che ai Frati di quegli anni sono rimasto particolarmente legato, non solo per la loro gestione impeccabile ed attenta in tutte le attività dell’Antoniano, ma anche per i rapporti umani che hanno stabilito con ognuno dei tecnici e delle maestranze dello studio televisivo, si sono preoccupati sempre di ogni esigenza che necessitava la troupe e sono stati anche interlocutori competenti su ogni richiesta che venisse fatta per migliorare le attrezzature e le apparecchiature elettroniche dello studio, senza mai lesinare nulla sotto il profilo economico. Umanamente sono stati per ciò mi riguarda, esemplari: Padre Benedetto e Padre Berardo sono stati due punti fermi anche per i consigli dispensati su argomenti privati, sempre con umiltà e sagacia nel proporre la loro visione che non era solo religiosa ma anche laica per certi versi, denotando una attenzione sulle questioni sociali spiccatissima.

Tornando al mio excursus bolognese, alla fine della produzione tornai a Roma e continuai i miei viaggi per l’Italia e l’Europa nelle varie produzioni che mi capitavano, Fabrizio dopo una breva pausa di un paio d’anni a Roma, se non ricordo male, torno con l’Anto e l’Arianna a Bologna, dove si stabilirono definitivamente. Io tornai a Bologna nel dicembre del 1992 in qualità di Direttore della Fotografia, per sostituire in quella veste professionale il grande Alberto Caracciolo che si avviava alla pensione. Da quell’anno il mio rapporto di collaborazione con l’Antoniano è proseguito ininterrottamente fino ad oggi, sono passate molte persone, molte anime gentili, premurose e professionali, molte altre anime sarebbe stato meglio non averle conosciute perché hanno solo fatto del male all’Antoniano ed ai professionisti che ci lavoravano, ma la vita è così e non puoi aspettarti sempre il meglio, anzi non aspettarsi nulla e senza dubbio il segreto per vivere bene.

Vorrei ricordare una persona, un amico vero ed insostituibile come Paolo Savini che mi ha soprattutto sopportato nei periodi più difficili: insieme abbiamo riso e passato nottate a memorizzare le luci di ogni stage che ci è capitato, dalla basilica di San Petronio, alle sette chiese di piazza Santo Stefano, lo studio, il cinema e davvero tanti altri ambienti di ogni tipologia architettonica, con lui ho realizzato centinaia di giornate intense e proficue su tutto quello che siamo riusciti a creare dal punto di vista dell’illuminazione scenica. E’ stato un grandissimo professionista, un amico dal carattere spesso difficile, ma sensibile e generoso come poche altre persone, mi manca moltissimo….

In questi anni realizzare produzioni all’Antoniano è diventato sempre più difficile anche per colpa di chi detiene il potere televisivo, la rincorsa alla realizzazione di programmi beceri e di format televisivi inutili e dannosi non ha fine, con la conseguenza dannosa nell’educazione delle anime più giovani. Politici assenti, manager e produttori televisivi sempre pronti al risparmio, sempre poco propensi ad investire in idee innovative e sempre pronti ad inseguire format stranieri inadatti e privi di qualsiasi contenuto culturale adeguato. In questo panorama desolante i programmi per bambini e adolescenti hanno perso ancora di più l’interesse di chi dovrebbe investire di più e produrre meglio questa tipologia di programmi, sembra un via senza ritorno purtroppo. Per questo mi sento privilegiato nell’aver conosciuto e vissuto per una parte della mia vita, la famiglia dell’Antoniano di Bologna. Anche se non abito più in Emilia torno sempre volentieri in via Guinizelli e la felicità di ritrovare mille facce sorridenti, conosciute o sconosciute, mi piace ancora in modo pazzesco.

Un abbraccio a tutti,

Giulio Palaferri….

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