KARAJAN
Quando mi chiedono come ti chiami e rispondo Herbert, la seconda cosa che mi chiedono immediatamente è: come mai questo nome? E allora contrattacco immediatamente con la solita domanda che mi permette di capire se devo fornire la spiegazione lunga o corta: conosci Herbert von Karajan? E di solito la risposta è no. Perciò il 99% delle volte la prendo larga sciorinando le prime quattro righe di wikipedia ( solo perché danno una sintesi soddisfacente anche se non rendono la dovuta giustizia ) che rispondono alla ricerca “Von Karajan”: è considerato come uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi insieme a Bernstein ed è ricordato come il direttore con il maggior numero di incisioni discografiche, in particolare con i Berliner Philharmoniker, che ha guidato per trentacinque anni lasciandoli nel 1989. Finita la wikipillola, che di solito fa assumere al mio interlocutore una faccia da “si ok Karajan , ma che c’entra con te?” passo a raccontare quanto fosse ed è tuttora appassionato mio padre di musica, soprattutto classica e sin da giovane clarinettista e saxofonista. Da qui il mio nome, Herbert. Un nome nato dalla passione di un padre che ha sempre sperato ma mai insistito ( e per questo lo ringrazierò sempre) perché un dei suoi figli seguisse le sue orme tra note e pentagrammi.
Un nome che, soprattutto sul finire degli anni 70, quando sono nato, non era certo così conosciuto o utilizzato. Da piccolo perciò non lo amavo moltissimo o forse si, ma non lo apprezzavo sicuramente come oggi invece faccio.
Un nome che ha mi dato certamente l’imprinting avviandomi sin da piccolo ad avere a che fare con la musica. E così, a soli dieci anni, dopo una paio d’anni di studio di solfeggio ritmico e di rudimenti, mi sono ritrovato di rosso vestito a suonare nella fanfara Garibaldina “dei 1000” di Bergamo, le percussioni, lo snare drum( il tamburo) e batteria, a concerti e sfilate spesso anche all’estero. Ovviamente sempre in compagnia di mio padre anche lui nell’organico della fanfara. Anni bellissimi seguiti da molti anni di concerti e studio dello strumento sino ad oggi. Quindi eccomi qui, batterista inside.
Ovviamente non starò a raccontare tutte le altre esperienze fatte in tutti questi anni in ambito musicale ( gli anni di insegnamento di batteria a bambini, ragazzi e giovani, il lungo periodo trascorso in una marching band la prima in Italia nel suo genere, la bluesband del liceo e le serate a suonare nei pubs, il periodo in cui suonavo sigle di cartoni animati con un gruppo per tastiera, batteria, rottami di automobili e richiami per uccelli, gli anni con il trio jazz dedicati a concerti più impegnati, le infinite serate di animazione musicale con bambini e adolescenti…) soprattutto perché proprio tutte non me le ricordo.
Quando mi chiedono come ti chiami e rispondo Herbert, la seconda cosa che mi chiedono immediatamente è: come mai questo nome? E allora contrattacco immediatamente con la solita domanda che mi permette di capire se devo fornire la spiegazione lunga o corta: conosci Herbert von Karajan? E di solito la risposta è no. Perciò il 99% delle volte la prendo larga sciorinando le prime quattro righe di wikipedia ( solo perché danno una sintesi soddisfacente anche se non rendono la dovuta giustizia ) che rispondono alla ricerca “Von Karajan”: è considerato come uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi insieme a Bernstein ed è ricordato come il direttore con il maggior numero di incisioni discografiche, in particolare con i Berliner Philharmoniker, che ha guidato per trentacinque anni lasciandoli nel 1989. Finita la wikipillola, che di solito fa assumere al mio interlocutore una faccia da “si ok Karajan , ma che c’entra con te?” passo a raccontare quanto fosse ed è tuttora appassionato mio padre di musica, soprattutto classica e sin da giovane clarinettista e saxofonista. Da qui il mio nome, Herbert. Un nome nato dalla passione di un padre che ha sempre sperato ma mai insistito ( e per questo lo ringrazierò sempre) perché un dei suoi figli seguisse le sue orme tra note e pentagrammi.
Un nome che, soprattutto sul finire degli anni 70, quando sono nato, non era certo così conosciuto o utilizzato. Da piccolo perciò non lo amavo moltissimo o forse si, ma non lo apprezzavo sicuramente come oggi invece faccio.
Un nome che ha mi dato certamente l’imprinting avviandomi sin da piccolo ad avere a che fare con la musica. E così, a soli dieci anni, dopo una paio d’anni di studio di solfeggio ritmico e di rudimenti, mi sono ritrovato di rosso vestito a suonare nella fanfara Garibaldina “dei 1000” di Bergamo, le percussioni, lo snare drum( il tamburo) e batteria, a concerti e sfilate spesso anche all’estero. Ovviamente sempre in compagnia di mio padre anche lui nell’organico della fanfara. Anni bellissimi seguiti da molti anni di concerti e studio dello strumento sino ad oggi. Quindi eccomi qui, batterista inside.
Ovviamente non starò a raccontare tutte le altre esperienze fatte in tutti questi anni in ambito musicale ( gli anni di insegnamento di batteria a bambini, ragazzi e giovani, il lungo periodo trascorso in una marching band la prima in Italia nel suo genere, la bluesband del liceo e le serate a suonare nei pubs, il periodo in cui suonavo sigle di cartoni animati con un gruppo per tastiera, batteria, rottami di automobili e richiami per uccelli, gli anni con il trio jazz dedicati a concerti più impegnati, le infinite serate di animazione musicale con bambini e adolescenti…) soprattutto perché proprio tutte non me le ricordo.
Quello che mi ricordo bene è come sono finito a scrivere canzoni per bambini e
negli ultimi anni, anche per lo Zecchino d’Oro. Però la faccio breve cosi non rischio di annoiare.
Nel 2000, insieme all’amico, socio, coautore, compagno di merende nonché testimone di nozze Valerio Baggio comincio a scrivere e curare la direzione artistica delle musiche destinate ai centri ricreativi estivi delle diocesi lombarde. Passano gli anni e oggi al 18 disco abbiamo composto più di 300 canzoni destinate all’intrattenimento e all’educazione. Con l’avvento di YouTube dal 2012 ne nasce un canale: Divertiballi che riesce pure ad infiltrarsi, con un inaspettato gradimento, nelle playlist dei villaggi vacanze di tutta Italia. Ed è da tutto questo comporre che nasce spontaneamente il desiderio di provare ad entrare nel concorso di canzoni per bambino più famoso ed importante: lo Zecchino d’Oro.
Cosa che ci riesce finalmente dopo vari tentativi nella 58^ edizione con il brano “Cavoli a merenda” piazzatosi con grande soddisfazione al secondo posto.(Mannaggia a te Lodo!!!) Non solo. Sempre nello stesso anno iniziamo una bellissima collaborazione con l’Antoniano per produzione di un nuovo filone di intrattenimento a base di musica e ballo targato Zecchino d’Oro: la Zecchino d’Oro BabyDance Da provare! Anzi da ballare!!!
Insomma che dire: grazie von Karajan, altrimenti non avrei mai avuto una vita tanto ricca di musica e soprattutto non avrei mai scritto canzoni per bambini!
Ciao.
Herbert
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