Gli enigmi del 66° Zecchino d’Oro

Gli enigmi del 66° Zecchino d’Oro

In seguito alla conferenza stampa sullo Zecchino d’Oro, tenutasi il 2 ottobre alla Sony Music, è stata presentata la manifestazione che si terrà dal 1 al 3 dicembre. I giornalisti presenti in sala hanno sollevato domande interessanti che ne stimolano altre, non poste.

La prima domanda, riguarda le canzoni, una in particolar modo, intitolata “Rosso” in cui risulta enigmatica la comprensione del testo. Cercando informazioni a riguardo, si scopre che la Bertè la scrisse molto tempo fa dedicandola al figlio del suo amico Vauro, noto vignettista di satira. Probabilmente esiste un significato nascosto unendo le frasi tra una capsula del tempo, la generazione che vuole essere a colori e capendo di chi ci si dovrebbe fidare, chi sia Laika e quanto i bambini presi a calci in faccia siano parole per un pubblico infantile.

Un altro interrogativo, scaturisce dalla scelta di non fare apparire i cognomi dei solisti di cui probabilmente si vuole proteggere la privacy e ci si domanda se la loro soddisfazione nell’essere stati scelti non equivalga alla stessa degli autori. Oppure un’altra motivazione potrebbe essere una parentela famosa che magari si sarebbe potuta celare con uno pseudonimo, come accadde nella diciottesima edizione con la figlia di Ugo Tognazzi.

Carlo Conti si conferma come direttore artistico e sarebbe interessante scoprire se la sua visione dell’essere al passo con i tempi corrisponda ad inserire sempre più big (o semi-big) come autori nella manifestazione e, se la scelta spetti solo a lui, o all’intera commissione selezionatrice del bando autori. Probabilmente ricordare la trentesima edizione dello Zecchino in cui tutte le canzoni erano presentate da big su invito, farebbe cambiare direzione, considerando che rimane nella storia una delle uscite peggiori, musicalmente parlando.
Inoltre sarebbe curioso capire come il mantra “i bambini devono fare i bambini” funzioni, ma non per tutti, soprattutto se a nove anni un bambino non ascolta più le canzoni dello Zecchino d’Oro.

A Fabrizio Palaferri sarebbe lecito chiedere quale sia la difficoltà maggiore nell’individuare i bambini per le selezioni dello Zecchino che corrispondano alla spontaneità, attingendo dal “RUMORE BIM Festival”, un contest dedicato alla valorizzazione e alla promozione dei protagonisti dello scenario artistico italiano di domani.

Un interrogativo per la direttrice del coro, Sabrina Simoni, sarebbe quello di sapere se le canzoni di quest’anno rispondano ai requisiti che ha espresso, dell’essere comprensibili nel testo e cantabili per i bambini o se nella scelta delle canzoni abbia semplicemente vinto la maggioranza.

Proseguono i dubbi anche rispetto alla partecipazione dei tre solisti stranieri che ahimè interpretano un brano italianissimo, anzi, europeo e sorge spontanea la domanda se ancora una volta, gli autori stranieri non siano bravi a scrivere quanto quelli italiani, se conoscano la partecipazione al bando attraverso canali di comunicazione o se semplicemente non siano interessati alla manifestazione.

Per il direttore musicale Lucio Fabbri, anche se non era presente, la curiosità verte sulla sua visione del coro rispetto alle canzoni e se l’effetto a volte metallico, altre lontano, faccia parte di una modernità musicale.

L’ultimo dilemma è per il vezzeggiativo con cui il  Direttore Giampaolo Cavalli chiama il cinema che verrà ristrutturato : “il piccolo Ariston,” forse non ricordando che l’Antoniano è nato prima?

Concludendo, le domande senza risposta sono molte ma ci si dovrà preoccupare quando smetteranno di esistere.
E voi ne avete?

Francesca Bernardi


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