GITA E CONCERTO A MIRABILANDIA

GITA E CONCERTO A MIRABILANDIA

Prestino all’alba ma che bello alzarsi per un’avventura! A grappolo, ognuno é sceso dal suo letto senza scenate, con tranquillità e buon umore. Appena vestiti si sono stesi sul tappeto a leggere fumetti. Mi sono resa conto che ero proprio io la prima ad essere nevrotica e di conseguenza ad influenzare il resto della famiglia… Sono stata l’unica a fare colazione perché la mia fame, nulla la frena. Siamo arrivati al pullman in orario ma era già pieno. La mamma di un bimbo mi aveva tenuto i posti in seconda fila ed io mi sono sentita in imbarazzo ma anche lusingata.
So bene che è molto contenta che suo figlio si stia facendo un amico (il mio!) anche se di età così diverse. Così Zucchetto era dietro di noi mentre Zucchetta si é fiondata nei posti in fondo.
L’atmosfera era calorosa tra i saluti e i sorrisi di vari mentre la mia compare era triste perché stavolta c’era anche mio marito! Alle 8.30 il pullman é partito tra i raggi di sole e le preghiere al microfono di Daniela. Verso metà viaggio Zucchetta si é sentita male, così si é spostata nei posti davanti. Per l’occasione ho conosciuto un po’ l’autista romagnolo ed il marito di Daniela e verso le 10 siamo arrivati a Mirabilandia. Dopo la fila di prassi alle casse, abbiamo ricevuto i biglietti d’ingresso e per il pranzo poi ci siamo sparpagliati in tanti gruppetti. Mio marito era allegro ed io non chiedevo altro. Ha fatto “ballotta” con altri due papà mentre vagavamo alla ricerca di attrazioni su cui salire. Anche qui a Mirabilandia, vige la bellissima “fila veloce” che pagando un sovrappiù sul prezzo del biglietto, ti fa passare davanti a tutti. Una lezione di vita per i piccoli che dovranno imparare velocemente l’arroganza del denaro… Molte attrazioni erano chiuse fino a mezzogiorno, altre avevano file da un’ora, così abbiamo girato un po’ a vuoto mentre il tempo correva. Poi le bimbe proponevano giochi diversi e alla fine abbiamo fatto poco. Zucchetta mi ha confermato il suo coraggio, guidando un’auto con il motore a scoppio senza la minima preoccupazione…poi dalla panoramica abbiamo ammirato il paesaggio……e ci siamo bagnati su una specie di vagone in discesa nell’acqua…e l’ora di pranzo è arrivata in un battibaleno.
Così, eccoci accodati ad una nuova fila, stavolta per mangiare. Ma in compagnia anche una fila può diventare piacevole…tra un vassoio ed una portata s’incrociavano saluti e domande tra i vari genitori e bimbi del coro: “Tu quanti giri hai fatto?” “Cos’é il menù drive?” “A che ora le prove?”….
I bimbi si sono seduti di fianco ai loro amici e noi ai nostri e dopo pranzo siamo riusciti a fare qualche altro giro per poi andare a prendere le divise al pullman. I due papà camminavano allegri, con i loro trolley e le loro risate. Uno virtussino, l’altro fortitudino, in una gara di flashback di partite del passato, sorseggiando birra. Dopodiché siamo finiti nella piazza per indossare le divise, accampati sulle panchine e ai tavoli vicini. Zucchetta era nervosa e al solito si scaricava su me. Mi rispondeva male ma io sono riuscita ad assecondarla. Questa volta l’ha pettinata una mamma perché in questo, tutti sono bravi tranne me. Ma non importa, cambierà e se non cambierà, cambierò io! Non sono queste le cose importanti. Alle 15.15 sono saliti sul palco per le prove, svogliati e stanchi. Certamente avrebbero preferito continuare a girare per le varie attrazioni… Una mamma ha fatto arrabbiare Daniela, a giusta ragione, perché la figlia doveva andare in bagno. Quindi sono partiti pezzetti di canzoni per le prove audio. Zucchetto sbadigliava e faceva facce strane mentre Zucchetta chiacchierava a più non posso. Zucco li guardava ed io guardavo lui, contenta che fosse venuto con noi. Forse stava entrando anche lui in questo nuovo mondo Antoniano? Finite le prove, hanno fatto entrare i bimbi in una saletta a fianco, tra le lamentele per il caldo, di alcune mamme. Ma io non credo che i bimbi siano così “delicati” e certe accortezze addirittura m’infastidiscono. Una mamma é andata per abbeverare sua figlia ma Daniela l’ha fermata spiegando che se avesse dato da bere a lei, avrebbe dovuto darlo a tutti e non ce n’era il tempo. Oltretutto il concerto sarebbe durato una mezz’ora scarsa. Poco dopo é iniziata la sigla che accompagna l’ingresso e l’uscita dei bimbi. Nessun annuncio precedente agli altoparlanti di Mirabilandia, nessuna canzoncina dello Zecchino durante la mattinata, nessuna fila breve per i bimbi del coro (per lo meno per avere un minimo di visibilità!) quindi poca attenzione nel valorizzare l’evento. Certamente per i bimbi é un atteggiamento “sano” perché non li trasformerà in “piccoli divi” ma per la manifestazione non credo abbia effetti positivi.
La piazzetta era quasi vuota e stavolta se n’é accorta anche Zucchetta…le ho raccontato che cantano talmente bene che i bimbi in giro non hanno capito che fossero presenti ma credevano fosse una registrazione…in realtà credo che la bravura da sola non basti. Ho l’impressione che il coro sia diventato solo lo Zecchino d’Oro…ma a me queste cose non dovrebbero interessare…
Questa volta sono stati presentati da un comico: che é riuscito anche a sdrammatizzare lo svenimento, con conseguente caduta dal palco, di una bambina del coro. Ci siamo tutti spaventati un sacco. Per fortuna niente di grave: Un mix di stanchezza e caldo. Hanno cantato poche canzoni come poche erano le persone che li ascoltavano. Gli zucchetti sono stati bravissimi ed é incredibile la trasformazione dalle prove al concerto. Finito di cantare gli hanno regalato un sacchetto con delle carte Pokemon, visto che il concerto era abbinato al Pokemon day. I bimbi erano contentissimi mentre sparpagliavano carte ovunque tra un cambio di divisa e l’altro. Poi ho ricevuto un messaggio da un’amica che non incontravo da anni e dopo poco ci siamo incontrate! Suo figlio di dieci anni, é stato il primo amico di Zucchetta quando era piccolissima! Siamo riuscite a parlare un po’ mentre i bimbi giravano con Zucco, bagnandosi dalla testa ai piedi con il Niagara!
Ma l’orario di chiusura é arrivato in fretta e alle 18 ci siamo catapultati al pullman con la promessa di rivederci presto. Nel viaggio di ritorno ero spappolata. I nostri posti in seconda fila erano stati occupati da un’altra coppia, così mi sono seduta vicino a una mamma. Mi ha raccontato del marito, molto duro, che non accetta né apprezza che sua figlia faccia parte del coro. Un uomo che ricatta la figlia che deve suonare il pianoforte se vuole rimanere nel coro. Un tipo duro, freddo, che non ha mai partecipato neanche ad un concerto. Ma lei continua, forte e sola nella sua scelta per la figlia.

Arrivati a casa abbiamo improvvisato una cena e messo i bimbi a letto.

Francesca Bernardi

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