Fu li che al direttore venne l’idea del ‘Uabadau’

Fu li che al direttore venne l’idea del ‘Uabadau’

Lo Zecchino d’Oro, che bella esperienza! Ricordo che avevo compiuto da poco 9 anni. Successe tutto cosi in fretta. Un pomeriggio mia mamma mi disse che stavamo andando ad incontrare Mariele Ventre. Che emozione! Un personaggio della televisione di un programma che a noi piaceva molto. Poco dopo eravamo in una sala dell’Istituto Antoniano a Roma. C’era un grande pianoforte e lei seduta li. Ero con mia sorella ed un’altra bambina. Mariele ci chiese di cantare una canzone, a piacere; a noi, timide, non ne veniva in mente nessuna. Sul pianoforte c’erano dei dischi delle edizioni precedenti. Cominciammo a guardarli e a distrarci. Ne riconobbi una ” Mamma tutto” e dissi” Questa la so a memoria’. E Mariele, pronta “Allora cantiamo quella!” Pensai, “Tana!”. Fu il mio provino.
Pochi giorni dopo eravamo in viaggio per Bologna. Saremmo rimasti per un mese ad imparare la canzone, fare le prove, fotografie, e poi saremmo tornati per una settimana per la registrazione del disco e la trasmissione. Era divertente ma non proprio una vacanza. Ci si alzava presto e si iniziava alle 8,15 , anche prima dell’orario solito della scuola. I solisti alloggiavano tutti insieme in un albergo. Credo ci fossimo solo noi con le nostre famiglie. Non ricordo altri clienti. Passavamo la mattina ed il pomeriggio all’Antoniano. Poi dopo cena ricordo che alcuni bambini giravano con il mangianastri per memorizzare la canzone. E cosi tutti imparavamo quelle degli altri, a forza di sentirle, incluse le parti nelle lingue straniere. Le so ancora adesso!
La prima volta che incontrammo il Coro rimasi impressa da come fossero bravi. E in qualche modo sapevano chi cantava cosa, anche se non li avevamo mai visti. Feci amicizia con una bambina del coro, Sandra, e continuammo a scriverci per anni dopo la trasmissione.
Il giorno della mia registrazione fu molto lungo. Ripetemmo la stessa parte decine di volte. Riprova qua, cambia la’. Fu li che al direttore venne l’idea del ‘Uabadau’, nel ritornello. Mariele aveva tanta energia. Diceva che era importante sorridere mentre cantavo. Quando ascolto la canzone la vedo ancora, che mi fa le facce buffe e sento i pezzi in cui mi veniva da ridere.
La trasmissione duro’ due o tre giorni.

Eravamo un po’ emozionati ma a quel punto avevamo passato gia’ molto tempo nella sala della transmissione e l’ambiente ci era familiare. Sembrava un parco giochi. Me lo ricordo molto arioso, e colorato. Non credo ci rendessimo conto che eravano in Eurovisione. E’ stato piu’ al ritorno, con i racconti di parenti ed amici che mi avevano vista e soprattutto a scuola, con i miei compagni che mi chiedevano di ‘giocare al coro’ alla ricreazione. Comunque qualcosa mi e’ rimasto. Anche adesso dopo 40 anni faccio parte di un coro.

Foto Zecchino
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