FINALE 58° TRA EGOCENTRISMO E CONCRETEZZA

FINALE 58° TRA EGOCENTRISMO E CONCRETEZZA

Sabato c’è stata la finale del 58° Zecchino d’Oro. Alle 15 i bimbi dovevano essere nella scuola pronti in divisa. Appena il corridoio ha iniziato a riempirsi, io e mio marito siamo andati al cinema dell’Antoniano per prendere i posti a sedere, iniziando la lunga attesa sulle poltrone verdi a ribalta. Guardandomi intorno, ho scorto qualche faccia conosciuta che sbucava dalle varie file, tra spettatori e personaggi del passato. Vedendo alcuni genitori di partecipanti della scorsa edizione, ancora una volta, mi sono accorta di quanto l’Antoniano resti nel cuore. Per un attimo mi sono messa a pensare che se quella sala avesse ospitato tutti gli interpreti dei 57 Zecchini passati, lo spazio non sarebbe stato sufficiente. Infatti una simile manifestazione ha una storia enorme da raccontare fatta di centinaia di persone tra cantanti, genitori, musicisti, autori, ecc…
Alle 17 si sono spente le luci in sala e lo spettacolo è iniziato in un misto di eccitazione ed ansia.
E mi sono resa conto che il confine da non superare è la sete di visibilità che può assalire ognuno di noi. Perché per un genitore vedere il proprio figlio in televisione è una stupida soddisfazione. Stupida, soprattutto per chi, come me, non fa che criticarla. Ma il rischio di entrare in questo vortice di rilevanza inconsistente è sempre presente. Perché la televisione è una grande calamita che attira l’ego. E quando incontro persone che dicono ai miei figli: “vi ho visti in televisione!” (piuttosto che “vi ho sentiti cantare!”) mi rendo conto che è un male di tanti. Poi per me il rischio è maggiore, considerando che ho vissuto l’infanzia sotto i riflettori. Al tempo stesso mi accorgo che la mia attrazione è dettata dal “voler fare” più che dal “voler apparire”. Quindi cerco di mantenere un equilibrio tra l’egocentrismo e la concretezza. Perché se ci si impegna per fare qualcosa e lo si fa bene, allora è anche giusto mostrarlo, l’importante credo sia che non accada il contrario.
Inoltre, se la visibilità è mal gestita, i bambini potrebbero pagarne il conto appena usciranno dal coro, accorgendosi della fine di tutto.
La puntata è volata in un soffio tra la piacevolezza delle canzoni e della trasmissione. Infatti questa edizione mi è piaciuta particolarmente per la scelta dei conduttori (Flavio Montrucchio e Cristèl Carrisi) e di “quasi tutti” gli intermezzi, adatti ad un pubblico di bambini. In particolare ho apprezzato la comicità di Gigi e Ross, le illusioni di Simone Alani e le interviste spiritose di Mister Lui. Poco prima della fine della puntata, siamo tornati alla scuola, piena di palloncini, dove la maggior parte dei genitori seguiva la finale. In conclusione hanno decretato la canzone vincitrice dell’edizione: “Prendi un’emozione” (Testo e musica di Lodovico Saccol) tra i vari commenti nella frenesia generale. La mia classifica personale era: 1 – Tutanc’mon 2 – Lo zombie vegetariano 3 – Le parce que des pourquoi).

Infine ci siamo tutti disposti nel corridoio, in attesa dell’arrivo dei bimbi del coro, dallo studio televisivo, mentre passavano tecnici, genitori, solisti, ex coristi che sviavano lateralmente.
Infine, i bambini sono arrivati, tra gli applausi di noi genitori e la leggerezza di un fine spettacolo.
La direttrice è arrivata più tardi, defilata, come per ogni Zecchino.

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