Ero una bambina Vecchiona e sono diventata una Vecchiona “bambina”.

Ero una bambina Vecchiona e sono diventata una Vecchiona “bambina”.

E’ passato un bel po’ di tempo da quando, nel 1968, io e mio fratello Riccardo ci siamo trovati per la prima volta all’Antoniano. Capitammo lì perché stavamo molto tempo dai nonni  e, a 5 anni,  i miei passatempi erano guardare in tv Alberto Manzi che insegnava a leggere e scrivere agli anziani (quello almeno fu utile perché imparai a leggere e scrivere a due anni e mezzo) e imitare mia nonna e le sue amiche che lavoravano a maglia e all’uncinetto.  Avevo già una evidente predisposizione a diventare una Vecchiona. Per fortuna qualcuno consigliò a mia madre di fare qualcosa, dato che ero timidissima ed era il caso che, oltre a Riccardo, che allora era minuscolo, frequentassi altri bambini.

E così i miei genitori pensarono di portarci all’Antoniano. In fondo si poteva tentare, io e Riccardo intonati eravamo intonati, e potevamo contare su un vasto repertorio di canzoni degli alpini che ci aveva insegnato papà, e che cantavamo a squarciagola nei viaggi in automobile quando andavamo  in vacanza. Non ricordo esattamente quali tra queste cantammo, ma soprattutto Riccardo ebbe molto successo, comunque anche la mia esibizione piacque e ci trovammo entrambi nel coro.

Anni bellissimi: Mariele, Padre Berardo, la Liliana… eravamo tantissimi ed era tutto un gioco; avevo fatto finalmente amicizia con un sacco di bambini; mi piacevano molto i viaggi in pullman, le scenografie degli Zecchini che per quei tempi erano stupende; i regali… Ricordo ancora il frigo bellissimo che ci hanno dato alla Ignis che si illuminava, e dentro c’erano delle appetitosissime vivande di plastica e, abbinato al Dolce Forno che già avevo, mi permetteva  di essere molto invidiata dalle mie compagne di scuola quando giocavamo alle signore.  Mi piaceva molto di più studiare a memoria le parole delle canzoni sui fogli ciclostilati che facevano un odore strano ed erano pieni di accenti, e molto di meno le poesie per la scuola.


Più il Piccolo Coro aveva successo e più si allungavano i viaggi. Un giorno venne annunciato che si sarebbe andati in Israele. Tutti erano contentissimi. Tutti tranne me. Ovviamente ero felice del successo, ma sapevo che mia madre aveva paura di andare in aereo e, come immaginavo, proprio a causa di quel viaggio, decise che l’impegno dell’Antoniano era diventato troppo gravoso  e nonostante la mia disperazione, ci tolse dal coro. Riccardo non credo ci rimase così male perché era troppo piccolo, ma io moltissimo.

Quando ho capito che non mi ci avrebbero più riportato, per un certo periodo, come reazione, dirigevo le mie bambole giocando a “coro”, mettendole in ordine di altezza e facendo finta di essere Mariele, e tentando anche di convincere, con scarsissimo successo, mio fratello ad impersonare la signora Liliana.

Per anni non sono più andata all’Antoniano, e ho rivisto poche volte Mariele, ma il legame con lei e con le cose belle di quel periodo in me non si è mai rotto.

Dovrei ringraziare Maria Elisa, anche se non è più possibile, perché, se non ci fosse stata lei, non avrei mai ritrovato i miei spassosissimi colleghi Vecchioni. E ora di nuovo: prove, risate e a volte viaggi in pullman (con appello e preghiera come quando eravamo piccoli). Adesso le scenografie non sono più quelle di una volta ma ci sono le nostre foto, di allora e di adesso, i filmati di allora, la voce di Mariele,  e Luciana che ci dirige, e un po’ ci sembra Mariele.  Niente più fogli ciclostilati da studiare e regali come il frigo-Ignis, ma il regalo più bello è esserci ritrovati.

A questo punto oserei dire: ero una bambina Vecchiona e sono diventata una Vecchiona “bambina”.

Renata Rubini

La canzone Tommy Tom interpretata da Renata


Nel libro del 1970 a cura della PICCOLA LIBRERIA DELL’ANTONIANO troviamo Renata Rubini fiore d’insalata, una corista del Piccolo Coro dell’Antoniano, oggi corista dei Vecchioni di Mariele.

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