CONFESSIONE “FRATERNA”

CONFESSIONE “FRATERNA”

Ieri Fra Caspoli ha presentato il concerto in montagnola per la nona edizione della Città dello Zecchino e non mi è parso particolarmente coinvolto, probabilmente per le tante cose di cui si occupa. Non conosce i nomi dei bambini, le facce dei genitori né tutto ciò che li caratterizza e non sembra far parte dello stesso posto. I tempi cambiano ma per me è inevitabile pensare a Padre Berardo, sempre presente nei corridoi della scuola. Magari non sa e non immagina che cosa si perda, perché la voce speciale che distingue il nostro coro, è tutto il coinvolgimento che c’è dietro, tra bambini e genitori. Un coro che spesa bambino e accompagnatore in ogni occasione, dando l’opportunità alle famiglie di condividere esperienze indimenticabili e formare una piccola grande comunità. Ho la sensazione di essere tornata a casa e ritrovarmi figlia di genitori separati, con un padre sconosciuto. Perché il coro era la mia casa, qui ci sono le mie radici, qui ci sono nata quando mia madre accompagnava mia sorella maggiore a cantare e ci ho trascorso tutta l’infanzia fino ai dodici anni suonati, qui Mariele mi ha insegnato tante cose, qui i miei genitori hanno formato legami indissolubili, qui è il posto da cui mi sono allontanata per vivere anche altro.

Ora che sono tornata come madre di due coristi, provo sensazioni che non riesco a far capire a nessuno. Perché quando i bimbi cantano, torno piccola su quel palco e riaffiorano ricordi dimenticati. Perché sono tornata all’Antoniano dopo trent’anni e forse se fossi rimasta nell’ambiente, avrei assorbito ogni cambiamento. Questa lunga pausa è servita a mantenere vivo il mio sguardo gioioso così come a farmi notare certi grandi cambiamenti.

Non ho ancora conosciuto di persona Fra Caspoli ma non so se il desiderio possa essere reciproco.

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