E’ stato così gradevole ascoltare Luciana mentre raccontava del viaggio in Iran e del suo cantare sotto il ponte Khaju che ho provato un’emozione intensa, un calore e un affetto antico, che riaffiorava in crescendo dal cuore alla gola, fino a commuovermi. Mi capita spesso, in effetti, ogni qualvolta m’imbatto nel Piccolo Coro o mi ritrovo ad intonare certe sue canzoni… credo che la capacità di trasmettere alle persone le proprie passioni e saperle coinvolgere sia qualcosa di molto speciale, che richiede forte motivazione e tanta empatia. Avevo sei anni quando la mia amica Martina, sorella di Luciana, mi chiese se sapevo cantare e fu proprio grazie a lei che scoprii il piacere di farlo assieme agli altri. Ricordo poi i miei genitori elogiare il lavoro certosino dei maestri musicisti nell’ascoltare i brani tradizionali persiani, della loro capacità di selezionarli e del saperli arrangiare più similmente all’orecchio occidentale: un lavoro notevole, ma intraducibile senza quello straordinario di una piccola grande donna tenace, capace di far appassionare bambini e famiglie, nonostante l’importante impegno e la seria disciplina che richiede la presenza nel Coro. La signorina Mariele ci riusciva divinamente.
Ho imparato che un coro di voci può accomunare ogni diversità e rafforzare le proprie radici, poiché è un celebrare la vita insieme; consola gli animi tristi, scarica le tensioni, rasserena il cuore e caccia i brutti pensieri. Consente di ricaricarsi reciprocamente e simultaneamente attraverso l’energia umana e sonora ed è un potente catalizzatore di positività! Voi “Vecchioni”, tu Luciana, non sapete ciò che mi avete regalato l’altra sera, intonando con me la “mia canzone”, dopo più di 40 anni! RiscoprirVi identici ad allora, in via Guinizelli, con lo stessa voglia di cantare insieme è stato un qualcosa d’ immenso e unico. Siete sempre tutti molto carini e squisiti. Grazie, grazzissime!
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