Ho pianto perchè

Ho pianto perchè

I Vecchioni di Mariele in Basilicata dal 15 al 17 luglio 2022

È successo che il mio sogno più grande si è realizzato. O forse non era nemmeno un sogno perché è una cosa talmente bella che non la potevo nemmeno sognare. Ho visto DAL VIVO il Piccolo Coro degli anni ‘60, ma anche quello degli anni ‘70, degli anni ‘80 e degli anni ‘90. In poche parole, ho visto il Piccolo Coro di Mariele. Solo che adesso ha un altro nome, si chiama i Vecchioni di Mariele.

A maggio avevo saputo da Maria Antonietta Ventre che lei con le sue collaboratrici della Fondazione e con il coro dei Vecchioni sarebbe venuta in Basilicata per tre giorni a luglio per inaugurare un sentiero dedicato a Mariele che collega Marsico Nuovo a Sasso di Castalda. Io con la mia famiglia sono di casa da quelle parti perché sono sposata con un lucano che abita in un paese confinante con i paesi dei genitori di Mariele. Non ci potevo credere! Però visto che sembrava tutto vero ho cominciato a prepararmi mentalmente a questo possibile incontro che mi sembrava impossibile.

Finalmente il 15 luglio i Vecchioni di Mariele sono arrivati a Marsico Nuovo e la sera li ho visti per la prima volta nella piazza centrale della città. Sono arrivati un poco prima dell’ora in cui sarebbe dovuto cominciare il concerto, sono usciti da un pullman e in fretta e furia sono scappati da qualche parte a cambiarsi la divisa… Ho visto, tra gli altri, Francesca, Barbara, Simonetta, tutte le sorelle Boriani, Antonella P. e Giulia che era arrivata a Marsico separatamente dal resto del coro e sembrava stanchissima. Avevo sperato tanto di vedere Giulia perché lei era nel coro negli anni ‘90 quando io seguivo con tanta passione lo Zecchino d’Oro. Il concerto è cominciato molto in ritardo, dopo tanti discorsi dei sindaci dei due paesi e varie autorità. La prima canzone che è partita come sottofondo di un video che raccontava di Mariele era “Ele” e già qui mi sarei messa a piangere se non ci fossero stati i miei figli e mio marito (che dice che sono esuberante e che mi devo calmare) perché l’ho sentita per la prima volta nel Natale del ‘97 quando la televisione finlandese ha trasmesso, il giorno di Natale, il concerto di Natale del Piccolo Coro e delle Verdi Note dell’anno prima. Mi ricordo che durante quel concerto la mia prima impressione dei Vecchioni era che sono vocalmente bravissimi e che nel timbro che hanno, come unità, come coro, si sentono i molti anni di canto nel Piccolo Coro che hanno alle spalle. Soprattutto la bravura e la dedizione dei maschi dei Vecchioni mi hanno stupito. Alla fine del concerto hanno invitato sul palco uno dei miei figli a fare il pesce in “Nella vecchia fattoria” e dopo è voluto salire anche mio secondo figlio… Io pensavo: “Oh, hanno chiesto a mio figlio di salire sul palco. E perché a me no? Ci volevo andare io. Io voglio cantare una canzone con loro. Dovevano invitare me!!” Comunque le canzoni da dietro la mia mascherina le ho cantate tutte quella sera, tranne un paio di cui non sapevo tutte le parole come “Lu braccial”, “Il lungo, il corto e il pacioccone” e “La banda dello zoo”.

La mattina dopo ho incontrato i Vecchioni alla fine del sentiero dedicato a Mariele che loro avevano percorso da Marsico Nuovo a Sasso di Castalda. Forse quest’ammiratrice tanto appassionata dalla Finlandia li ha colti di sorpresa! Le prime ad arrivare al punto dove li stavo aspettando sono state Sissi e Giulia e ci siamo scambiate qualche parola, poi dopo è arrivato un gruppo più grande dove ho visto subito Fabrizio P. Gli ho chiesto se anche i loro figli fossero venuti in Lucania perché io negli anni ‘90 adoravo una sua figlia che cantava nel Piccolo Coro. I bambini che sono stati nel Piccolo Coro alla fine degli anni ‘80 e negli anni ‘90 li conosco tutti, se non di nome, almeno di faccia, e vedere Fabrizio era una grande sorpresa per me. Poi è venuta sua moglie Antonella che ha provato a calmarmi e mi ha fatto parlare con questa sua figlia su WhatsApp. Ho chiesto ai Vecchioni anche di farmi cantare una canzone con loro, visto che era il mio sogno, ma avevo paura di decidere quale perché temevo che loro non le sapessero tutte perché le canzoni che conosco io sono degli anni ‘90 e la maggior parte dei Vecchioni ha cantato nel coro nei decenni precedenti. Alla fine ho detto “Il più grande motore” (Ma perché ho detto “Il più grande motore”? Avrei potuto benissimo dire anche “Bolle di sapone” o “Bianco con il giallo” o “Il sogno di un giardino di mezza estate”, altre canzoni fantastiche che io adoro). Ho fatto un sacco di selfie con i Vecchioni e poi per un tratto abbiamo camminato insieme verso la Costara dove dovevano pranzare. Ho parlato molto con Carla a cui ho chiesto perché quello e quello non era venuto e lei mi spiegava tutto con tanta pazienza. Io avrei voluto parlare con tutti perché starei ore ed ore ad ascoltare qualcuno che ha vissuto Mariele in prima persona e mi spiace non aver avuto il tempo di farlo. A un certo punto si sono fermati, è partita la base di Popoff e un uomo ha cominciato a cantare come solista. Io non l’avevo riconosciuto ma quando l’ho sentito ho capito che era Valter! Un’altra sorpresa! Io adoro Valter. Non ci potevo credere.

La sera dello stesso giorno ho assistito al Docu-concerto “Da Mariele alla luna” al teatro comunale di Sasso di Castalda dove si percorre tutta la vita di Mariele attraverso dei filmati e delle canzoni cantate dai Vecchioni. Sono entrata con un mazzo di fiori enorme che gli avevo comprato e mi sono messa nell’ultima fila nascondendo il mazzo sotto il sedile. Hanno cantato un po’ le stesse canzoni che avevano cantato a Marsico Nuovo la sera prima, un po’ diverse, con i video e le foto che scorrevano proiettati su uno schermo. Io mi ricordo solo che non ci potevo credere alla mia fortuna. Io pensavo: “Ma che cos’è questo? Sono io veramente qui in quest’aula con tutte queste persone nel giorno del compleanno di Mariele ad assistere a un loro concerto? Io che rispetto a loro sono insignificante, solo una bimba che li guardava cantare e li ammirava da lontano?” Se guardavo avanti, vedevo MAV, se guardavo avanti alla destra vedevo Valter e Fabrizio, in più sul palco c’erano tutti quegli ex del Piccolo Coro… Io non ci potevo credere perché io non sono una persona a cui può toccare una fortuna così grande. Io mi ricordo che durante l’Ave verum mi sono messa a piangere e ho pianto liberamente senza vergognarmi (non piango mai in pubblico). Perché ho pianto? Ho pianto perché mi ricordavo di me stessa che alla fine degli anni ‘90 e negli anni ‘00 se mi veniva chiesto chi fosse il mio artista preferito io rispondevo “il Piccolo Coro dell’Antoniano” e venivo derisa dalle mie compagne di scuola che amavano le Spice Girls e i Backstreet Boys. E io non riuscivo a capire perché loro non capivano…Ho pianto perché mi ricordavo di mia madre che vedendo che mi piaceva il Piccolo Coro una volta mi ha detto: “Beh, adesso ti piace questo coro ma vedrai che fra un anno non ti piacerà più.” E ho pensato che nemmeno la mia mamma capiva… Ho pianto perché pensavo a quelle 100 000 ore passate nella mia stanza a guardare gli Zecchini su videocassette a imparare a cantare le canzoni del Piccolo Coro a memoria, in una lingua che era esotica e che non riuscivo ancora a capire ma che ogni giorno diventava più familiare perché avevo la pazienza di ripeterle e ripeterle e non mi stancavo mai. Ho pianto perché era inimmaginabile pensare che mi trovassi fisicamente nello stesso spazio con quei bambini che avevo guardato tutta la mia vita e che ritenevo i più fortunati al mondo perché avevano la maestra più bella e brava, Mariele. Ho pianto perché da piccola e da giovane sentivo che nessuno al mondo mi amasse così tanto come Mariele, pur non avendola mai vista, ed ero sicura di questa cosa. Ho pianto perché ho fondato tutta la mia vita su quest’amore che sentivo verso la musica, Mariele e la lingua italiana, e quest’amore mi ha dato tantissimo: la mia serenità, mio marito, due figli e anche il mio lavoro (sono insegnante d’italiano). Ho pianto perché quella sera ho avuto la conferma che vale la pena di amare, sempre e nonostante tutto. Ho avuto il mio premio dopo 33 anni d’amore.

Quando avevano finito di cantare, ci sono stati alcuni discorsi e foto, e io alla fine mi sono avvicinata al palco e ho consegnato il mazzo di fiori ai Vecchioni, non mi ricordo precisamente più a chi e ho chiesto se potevano firmare la mia maglietta. Subito dopo sono stata chiesta da uno degli organizzatori di fare un breve discorso. Io mentalmente c’ero anche preparata ma mi sono spaventata della mia propria voce perché non sono abituata a parlare al microfono e probabilmente non ho detto niente di interessante. Comunque dopo sono andata a caccia di autografi, da MAV e da Valter. Mi gli sarei potuta inginocchiare davanti! Soprattutto Valter mi ha scritto una dedica bellissima. Quello che mi è spiaciuto durante il concerto era vedere che tra il pubblico c’erano delle persone che non sembravano concentrate, o manipolavano il cellulare o se ne andavano prima della fine del concerto. Purtroppo penso anche che non sia possibile capire fino in fondo il messaggio di Mariele se non l’hai vissuto da piccolo. O forse in Italia non tutti sanno apprezzare la bellezza dello Zecchino e del Piccolo Coro. Lo Zecchino d’Oro il cui portavoce è il Piccolo Coro negli anni ‘80-90 era un programma all’avanguardia e di un’apertura mentale impressionante che almeno da noi in Finlandia non l’avevo mai vista. Forse è difficile spiegare questo a chi non ha conosciuto questa realtà da piccolo.

Il giorno dopo ho visto i Vecchioni ancora di sfuggita alla statua di Mariele dove si erano riuniti dopo una messa dedicata a Mariele nella cappella della famiglia Ventre. Hanno cantato alcuni brani davanti alla statua e dopo ci sono stati di nuovo dei discorsi delle autorità. Quello che mi ha colpito di più dei Vecchioni è la loro prontezza di intonare una canzone in qualsiasi momento e cantano anche bene. Si vede l’impronta di Mariele anche nel modo in cui accolgono l’altro, senza pregiudizi e con un cuore aperto.

Alla fine gli ho regalato ancora un cesto con dei prodotti lucani facendo anche ingelosire mio marito che dopo mi ha chiesto “Come mai fai sempre dei regali agli altri e a me niente?”

Io sono dell’opinione che se si ha la possibilità di mostrare l’apprezzamento per qualcuno che incontri, bisogna farglielo vedere perché non si è mai sicuri del domani, forse quelle persone non le vedrai mai più. Per questo è importante mostrare affetto, amore e gratitudine quando ne hai ancora la possibilità. Quel fine settimana ho avuto anche l’ennesima conferma del bene che fa cantare in un coro, unire la propria voce a quella degli altri e formare un’armonia insieme è un enorme regalo per chi è nato intonato e contribuisce molto alla qualità della vita e al proprio benessere.

Leena De Blasio

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