Concertino d’Oro Zecchino a Bergamo

Concertino d’Oro Zecchino a Bergamo

Sabato mattina sull’Eco di Bergamo viene pubblicato un articolo che alimenta l’entusiasmo per la trasferta del coro Vecchioni di Mariele. Le parole della stampa locale creano un clima di attesa e partecipazione tra i coristi e la comunità.

Sono le 7:15 di domenica 19 ottobre quando la fontana zampillante di Piazza Trento Trieste a Bologna fa da sottofondo al buongiorno dei Vecchioni di Mariele, radunati davanti al pullman pronto a partire per Bergamo. Il Fiore arriva con due cabaret traboccanti di paste, che ottengono il via libera da Davide, l’autista, a cui spetta giustamente la prima. Il formato compatto del pulmino contiene a stento la nostra esuberanza fatta di schiamazzi e incastri acrobatici, ciò nonostante, il viaggio fila liscio con una breve tappa all’autogrill.

Verso le 10.30 arriviamo a destinazione e Don Nicola ci accoglie nel suggestivo Oratorio dell’Immacolata, un angolo incantevole che custodisce bellezza. Poco dopo, Simona, una delle coriste già presente a Bergamo, si unisce a noi e dopo le varie sistemazioni di borse e divise, incontro Marisa, la fautrice dell’evento per gli accordi dell’ultimo minuto e siamo entrambe elettrizzate dalla giornata che ci aspetta.

Poco dopo il coro raggiunge la chiesetta dell’Immacolata in un’atmosfera calda e raccolta per accompagnare la messa cantando. Sulle panche della chiesa, spiccano i volantini con i testi dei canti: non solo utili, ma anche curati nei dettagli, con foto in bianco e nero che aggiungono un’attenzione preziosa che racconta la cura messa in ogni parte dell’evento. Don Nicola celebra la funzione mantenendo alta l’attenzione, anche quando ricorda che le panche non sono poggiapiedi. In quel momento, vedendo la reazione fulminea della nostra prima fila, capisco davvero quanto siamo presenti e concentrati.

Dopo l’alzataccia di stamattina siamo un po’ stropicciati ma alle prime note della Creazione giubili ci riprendiamo con partecipazione. Il brano non è dei più semplici, soprattutto per la base bassa: quando l’accompagnamento si sente poco, cantare in modo preciso diventa più complicato ma grazie alla direzione di Cinzia, riusciamo a restate compatti. A concludere la messa è Quanto sei bella cantato a cappella con intensità.


Cantare i canti liturgici ha un effetto benefico, fisico e spirituale che porta in una dimensione diversa, più limpida, luminosa, quasi sospesa. Torniamo con i piedi e lo spirito per terra, pronti ad affrontare il primo “gravoso” problema: il teatro dove realizzeremo il “Concertino d’Oro Zecchino” è freddo. Alcuni propongono di tenere la divisa usata in chiesa, ma dopo qualche resistenza, perché non è mai semplice mettere tutti d’accordo, coinvolgo il tecnico per accendere le luci sul palco e capire se lì si starà più al caldo. Alla fine, tra dubbi e indecisioni, ci decidiamo a cambiare divisa per lo spettacolo pomeridiano.
Mentre aspettiamo il pranzo, ne approfitto per filmare le bellezze dell’oratorio: parto dall’ingresso secondario, passo per la chiesetta, il teatro e il giardino della Provvidenza. Continuo a sorprendermi della cura di questo luogo, con i suoi grandi spazi, i colori vivaci, le piccole opere d’arte nel giardino e la meraviglia della chiesa, illuminata da una luce speciale.

L’oratorio è pieno di locandine dell’evento appese un po’ ovunque che danno il senso dell’attesa e si respira un’aria gioiosa.
Nel grande salone colmo di tavole imbandite, in fondo c’è la nostra: la più chiassosa, dove l’allegria siede a capotavola. Si brinda, si ride, e tra una battuta e l’altra c’è spazio anche per qualche lacrima scivolata in piccole confidenze. È lì che affiora l’essenza di ciò che un coro dovrebbe essere: non solo voci che cantano insieme, ma un gruppo diverso, unito, autenticamente affiatato. È soprattutto durante i viaggi che si ricrea un collante invisibile. Il nostro è un gruppo particolare: molti di noi hanno condiviso l’infanzia o l’esperienza nel Piccolo Coro, come se fossimo parte di una stessa famiglia, con affetti, divergenze e caratteri diversi. Ma c’è qualcosa d’inspiegabile che ci unisce, un modo libero di stare insieme, senza convenzioni.

Il rovescio della medaglia? Questo nostro caos creativo ce lo portiamo anche alle prove, che infatti si trasformano regolarmente nel momento più faticoso da affrontare. E, come al solito, facciamo durare la prova impianto molto più del previsto… mettendo a dura prova la pazienza dei tecnici e della direttrice.
Dopodiché torniamo nel salone adibito a camerino per il cambio divisa e qualche ritocco al trucco, mentre sottolineo a Giacomo, corista e presentatore, quei passaggi del copione che meritano un’attenzione un po’ più… costante. Don Nicola, cosa tutt’altro che scontata, si mostra aperto e disponibile rispetto allo spettacolo del pomeriggio, disposto ad aspettare il momento finale per i saluti e ringraziamenti, evitando così di distogliere l’attenzione fresca del pubblico all’inizio dell’evento. Prima del concerto arriva Enrico, un amico conosciuto proprio nello stesso oratorio nella mia visita precedente, che saluto con gioia.

Alle 15.30 siamo già in fila sulla scaletta che conduce al palcoscenico, pronti a entrare in scena per cantare. L’emozione è palpabile, anche se cerchiamo di mascherarla con sorrisi e sguardi d’intesa. Parte il video di presentazione: luci soffuse, musica di sottofondo e volti noti scorrono sullo schermo, mentre noi ci disponiamo ordinatamente su due file. È il momento della sigla d’apertura, Zum, zum, zum, che intoniamo con entusiasmo, aprendo ufficialmente il concerto. Dall’altra parte della sala intravedo Don Nicola, seduto in fondo e poco distante scorgo anche il nostro ospite d’onore, Felice Corna, storico interprete del 3° Zecchino d’Oro. Non lo annunciamo subito: lo presenteremo a sorpresa, più tardi, con un momento dedicato. Nelle prime file, intanto, ci sono alcuni bambini seduti nei posti riservati, con occhi curiosi. Le canzoni si susseguono una dopo l’altra, incastonate tra racconti e aneddoti sulla storia del Piccolo Coro e della sua indimenticabile fondatrice, Mariele Ventre. In tutto eseguiamo quindici brani, tra cui tre medley particolarmente impegnativi, che richiedono concentrazione e un buon fiato. La stanchezza inizia a farsi sentire: le scarpe sono strette, la gola è secca, qualcuno perde un attimo il filo… ma teniamo duro, sostenuti dall’energia della musica. Verso la fine, alcuni bambini salgono sul palco per partecipare in prima persona al brano Nella vecchia fattoria, accompagnando gli “animali” della canzone. L’atmosfera è gioiosa e leggera. Chiudiamo il concerto con un bis dedicato alle canzoni “gattare”, sempre molto amate, seguito da un breve intervento di Don Nicola. Non è uno che ama i giri di parole, ma il suo intervento finale dice molto e ricorda al pubblico il fine del concerto, destinato alla ristrutturazione del teatro di cui si poserà la prima pietra l’otto dicembre 2025. Da parte nostra, come coro dei I Vecchioni di Mariele, abbiamo dato il meglio delle nostre capacità per collaborare alla riuscita dell’evento: abbiamo fatto “poco” in termini di numeri, ma molto in termini di volontà e impegno anche se il maggior merito va a Marisa che ha fatto da ponte e da motore per l’iniziativa. E alla fine, ciò che resta è un altro ricordo bello da custodire e la speranza di aver dato vita a qualcosa.

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